ESCLUSIVA TLP - Mi ritorni in mente: Salvatore Fresi

ESCLUSIVA TLP -  Mi ritorni in mente: Salvatore FresiTMW/TuttoC.com
© foto di Luigi Gasia/TuttoLegaPro.com
domenica 14 aprile 2013, 22:30Interviste TC
di Daniele MOSCONI
29^ puntata

Come avviene in una storia d'amore, quando due persone si sono date tanto e ormai anche il respirare la stessa aria diventa pesante e l'unica soluzione è il lasciarsi, così Salvatore Fresi ha fatto con il calcio. Abbiamo voluto usare una metafora degli (ex) innamorati per raccontarvi il protagonista del 29° appuntamento con "Mi ritorni in mente".

Il suo rapporto con il calcio è finito da qualche anno. Una storia d'amore iniziata come tanti, nella sua terra: la Sardegna (è nato a La Maddalena). Da lì la partenza per il continente, la voglia di sfondare, la passione che ti acceca e non ti fa pensare al tempo, ma ti dà solo il desiderio di riuscire ad arrivare il più in alto possibile. Sapendo che devi dare tutto e spesso non basta. Al limite dell'asfissia se non sai gestire la tua bussola interna. Alla fine il premio arriva: la notorietà, i soldi, la bella vita. Ma quante energie perse e i punti cardinali dentro di te fanno un po' fatica a ristabilirsi nel giusto verso. Così, dopo tanti anni vissuti sotto le luci dei riflettori, tra ritiri e allenamenti, coppe sollevate, vittorie e sconfitte, la voglia di normalità e di uscire dal giro in punta di piedi è il massimo che desideri. Niente telecamere, niente taccuini e giornalisti che ti assediano per non saper nulla. Solo voglia di essere Salvatore Fresi, senza altri appellativi come codazzo. Mai più interviste, mai più tensione prepartita. Mai più notti in bianco dopo una vittoria o a seguito di una sconfitta bruciante. Il sonno conciliatore senza dover guardare il soffitto e trovare la concentrazione giusta per lasciarsi andare tra le braccia di Morfeo.

Nei ventotto appuntamenti precedenti, l'amore dei protagonisti di questo spazio per il calcio, traspariva anche senza volerlo. Salvatore ha fatto un percorso diverso: in direzione ostinata e contraria, come avrebbe detto il buon "Faber" De André.

Fresi in questa intervista esclusiva concessa a TuttoLegaPro.com ci ha fatto conoscere l'oblio in cui ha relegato il calcio e l'ha fatto in maniera cruda, arrivando al punto di dire: "Alle volte neanche ricordo di aver fatto il calciatore". La sua vita ormai è la sua famiglia e da quella vuol partire per qualcosa di diverso e dare un senso ancora più pieno alla poesia di Seneca: "Facciamo in modo che la nostra vita, come tutte le cose preziose, non conti per la sua estensione, ma per il suo peso. Misuriamola dalle azioni, non dal tempo".

Giovanissimo, dopo essere cresciuto calcisticamente nella Fiorentina e nel Foggia, disputa le sue prime due stagioni nei Pro (1993 fino al 1995) con la maglia granata della Salernitana, dove al primo colpo vince subito il campionato di C1 (1993/94). L'anno dopo la squadra diretta da Delio Rossi ha vissuto una stagione da grande protagonista, arrivando quinta. Il 4-3-3 del figlioccio di Zeman è entusiasmante e Salerno sogna la Serie A. Le prestazioni di Fresi fanno ingolosire l'Inter, che spende più di 7 miliardi di lire, quando una cifra simile per un difensore era un abominio. Ma era un calcio gonfio di portafogli e privo di cuore.

Nel frattempo gioca nella Under 21 e vince il Campionato Europeo 1996 con Cesare Maldini in panchina e ragazzi come Galante, Cannavaro, Sartor, Nesta, Amoruso, Buffon, Pecchia e Totti. Un parterre de rois di tutto rispetto che ha fatto e sta facendo la storia del calcio italiano.

Con i nerazzurri (dal 1995 al 1998) vive tre anni intensi, facendo parte del gruppo in cui c'era un certo Luís Nazário de Lima, conosciuto come Ronaldo ma soprattutto come "il Fenomeno". Giocatore devastante e inimitabile, capace di aprirti le difese avversarie come scatole di sardine (nel vero senso della parola, non come dicono certi comici riguardo al parlamento) che costò 48 miliardi di lire a Massimo Moratti.

Quando si parla della sua esperienza a Milano non si può dimenticare la vittoria della Coppa Uefa (1998) al "Parco dei Principi" nel derby fratricida contro la Lazio (3-0 il finale).

Il ritorno a Salerno (1998) coincide con il ritorno in B dei granata, dopo un solo anno di Serie A. La città vive la retrocessione con dignità, con la stessa passione di sempre, senza mai perdere quell'amore che lega la città alla propria squadra del cuore. A Salerno la Salernitana è una malattia incurabile di cui ogni buon tifoso non vuol mai guarire. Sia Serie A o Serie D (come la scorsa stagione) la Salernitana non si mette mai in discussione. Un po come l'Italia degli inizi del '900: si metteva in discussione tutto, tranne la famiglia. Si faceva la fame, ma la prole andava fatta crescere.

Il resto della sua carriera da calciatore è vissuto con le maglie di Bologna, Napoli, Juventus e la chiusura con la Battipagliese nel 2005/06. Poi la decisione di appendere gli scarpini al chiodo.

Ciao Salvatore, di cosa ti occupi attualmente?

"In questo momento vivo a Salerno con la mia famiglia e faccio l'agente immobiliare".

Non ti manca il calcio?

"Onestamente no! In questo momento ciò che mi preme maggiormente è vivere la mia vita in maniera diversa rispetto al passato, dedicando più tempo a me e alla mia famiglia, i miei figli in primis. Alle volte stento a ricordare che ho fatto il calciatore".

Quindi con il calcio hai chiuso? Nemmeno se ti proponessero qualcosa?

"Beh, la proposta va sempre valutata. La porta non è chiusa a priori".

Sei nato in Sardegna nel 1973, però nella tua terra non hai mai giocato.

"Non c'è un grosso rammarico per questo".

Parliamo della Salernitana. Arrivi ed è subito serie B.

"Sono stati anni stupendi e di questa esperienza conservo un gran bel ricordo. Salerno è una città passionale e lì ho scritto pagine importanti della mia carriera calcistica. A partire dalla promozione dalla C1 alla B. C'era Pisano in attacco e Delio Rossi in panchina. Facevamo un calcio divertente e divertivamo il pubblico".

Salerno è stata il tuo trampolino di lancio, visto che dopo due stagioni sei passato all'Inter e lì hai vinto una Coppa Uefa.

"Tre anni fantastici con una squadra fortissima. La notte del "Parco dei Principi" contro la Lazio fu il coronamento di un'avventura unica".

Con i nerazzurri avevi Gigi Simoni.

"Allenatore all'antica. Secondo me non era adatto a gestire un club simile, ma alla fine se la cavò alla grande".

E Ronaldo?

"Il soprannome "Fenomeno" era perfetto! Giocatore incredibile, davvero forte. Fuori dal campo? Come tutti! Un bambinone per certi aspetti".

Ascolta: nelle ultime settimane è uscita fuori la storia che Taribo West avesse più anni di quelli che ha dichiarato (ne avrebbe quindi 51). Te ne eri accorto tu?

"A dire il vero sì! Io lo prendevo sempre in giro, perché non potevo credere avesse l'età che dichiarava. Troppo fisicato, troppo sviluppato e poi si vedeva che era più vecchio di noi".

Tra le tante battaglie calcistiche che hai vissuto, c'è la madre di tutte: Juventus-Inter ed il famoso fallo di Iuliano su Ronaldo. Adesso a distanza di anni cosa ci dici?

"Che era rigore. Solo gli juventini dissero che non lo era".

Nasci libero, per poi divenire mediano. Chi ti cambiò questo ruolo?

"Roy Hodgson, quando ero all'Inter".

La tua esperienza con la Nazionale Under 21 si concluse con la vittoria dell'Europeo di categoria nel 1996. Perché secondo te si stenta a tirar fuori dei talenti dai settori giovanili?

"Quando ero più ragazzo, dal vivaio uscivano più ragazzi italiani e si prendevano pochi stranieri. Poi investire all'estero costava molto meno e ora se vai a vedere, ci sono più stranieri e questo si sta rivelando una bolla di sapone per tutto il sistema".

Da quando ha dato l'addio al calcio, Salvatore si è dato ad uno sport sicuramente meno conosciuto, ma in netta ascesa. Stiamo parlando del golf e il fenomeno dei fratelli Molinari, capaci di vincere sul Tour mondiale e stupire nei Major (i tornei dello slam).

Attualmente qual'è il tuo handicap (sistema di calcolo utilizzato nel golf per compredere la bravura di un giocatore nel chiudere un giro di campo).

"Adesso è 4".

Giochi con altri ex giocatori?

"Sì, con Vialli, Mauro, Massaro, Zola".

Chi è il più bravo?

"Massaro è davvero uno che ci sa fare, ma anche Gianfranco (Zola, ndr) è molto migliorato negli ultimi tempi".

Prossimo appuntamento con "Mi ritorni in mente" per domenica 28 aprile 2013