Avellino in B dopo 7 anni, è la chiusura di un cerchio. D'Agostino come Gozzi, esempi virtuosi da seguire

Il weekend pasquale si conclude senza sorprese dentro l’uovo: l’Avellino ritrova sul campo neutro di Potenza quella Serie B persa d’ufficio nelle aule di tribunale 7 anni fa, coronando una entusiasmante rimonta da raccontare alle generazioni future. Chi lo avrebbe detto il 22 settembre quando la squadra annaspava sul fondo della classifica, con 2 punti raccolti nelle prime 5 partite? Probabilmente nessuno, ma è proprio in quei giorni di inizio autunno che il club irpino è riuscito a invertire direzione di marcia, rimediando tempestivamente all’errore commesso anche nell’estate precedente quando si decise di proseguire con Rastelli, salvo poi virare su Pazienza.
Riconfermare un tecnico nel quale non si nutre la massima fiducia non è mai una buona scelta anche se va detto che, al netto della disastrosa partenza culminata con l’inevitabile esonero in questo, nello scorso torneo sono state gettate le basi spingendosi fino alla semifinale dei playoff. Nel calcio, come del resto nella vita, è importante ponderare bene tutti e pro e i contro quando si tratta di prendere delle decisioni delicate ma a volte bisogna anche farsi guidare dall’istinto trovando il giusto compromesso.
E questo la società ha fatto decidendo di affidare le chiavi della fuoriserie biancoverde a un debuttante assoluto come Raffaele Biancolino, del quale a onor del vero si diceva già un gran bene nell’ambiente per l'ottimo lavoro nel settore giovanile, ma senza la benché minima esperienza in C. E perlopiù chiamato subito a dover maneggiare con cura una situazione potenzialmente esplosiva. Insomma, c'era il rischio concreto di bruciare anche un totem dal credito quasi illimitato, dato dalle 4 promozioni conquistate nella carriera da calciatore con la maglia dei Lupi. Del resto il suo arrivo in panchina è stato accolto con un po’ di sano scetticismo dalla tifoseria che si aspettava un profilo dal curriculum diverso, ma l’intuizione si è rivelata azzeccata.
Il resto lo ha fatto una rosa oggettivamente di livello superiore alla media (e qui i meriti vanno estesi a chi adesso non fa più parte dei quadri ma ha contribuito a costruirla) ulteriormente potenziata nel mercato di gennaio con l’acquisto del miglior attaccante in circolazione. In questi anni di risultati inversamente proporzionali al blasone della piazza non sono mancate, anche da parte nostra, le critiche nei confronti di questa proprietà.
Mai però è stata messa in discussione la passione ma soprattutto i tanti soldi investiti nel progetto: la famiglia D’Agostino rappresenta la classica mosca bianca nel panorama della terza serie, basta assistere al tragico epilogo di altre realtà più o meno vicine geograficamente. A proposito, per trovarne un’altra basta impostare il navigatore: si trova a circa 700 chilometri di distanza. E anche lì è finita in trionfo. Sarà un caso? Non crediamo.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 7/2017 del 29/11/2017
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore Responsabile: Ivan Cardia
© 2025 tuttoc.com - Tutti i diritti riservati