Atzori: "Troppi esoneri? L'allenatore è sempre l'unico capro espiatorio"

Gianluca Atzori, tecnico che in C ha allenato negli ultimi anni Imolese, Pistoiese e Siena, prima di approdare al Floriana, club maltese, è intervenuto ai microfoni di TuttoC.com analizzando i numerosi esoneri occorsi in terza serie, con ben 32 società che hanno deciso di cambiare: "Credo non sia ancora finita, questo è il nostro paese. La cosa che più disturba è che non si riesce a capire che spesso l'allenatore non sempre è colui che ha le responsabilità più grandi. La maggior parte delle volte l'allenatore è, però, solo un capro espiatorio di altre situazioni".
Si è dato una spiegazione?
"Dal mio punto di vista i dirigenti non hanno quelle competenze per poter giudicare un allenatore e se le colpe vanno a lui attribuite. O se la squadra non è stata fatta bene, ha problematiche e ci sono quindi altre ragioni per cui la squadra non sta andando bene".
Lei ha deciso di allenare per qualche anno all'estero: che differenze ha trovato?
"Io sono tornato in Italia da 8-9 mesi, dopo l'esperienza estera. Ho deciso di farla perché dal mio punto di vista avevo necessità di lavorare settimana dopo settimana solo in campo. Per due anni ci sono riuscito con una continuità che mi mancava e che mi ha aiutato tantissimo. Il livello del calcio maltese è pari alla nostra Serie C, ma si vive in modo molto più leggero, con meno pressioni anche da parte della stampa e dei tifosi. C'è più tranquillità tanto che quando si gioca il derby Floriana-Valletta, i tifosi avversari si fermano a salutarti, ti sorridono e ti danno la mano. In Italia è impossibile. Nella finale di Coppa, che era appunto il derby, siamo riusciti a riempire lo stadio: c'erano 10mila persone. Certo, se il Floriana gioca contro l'ultima in classifica allo stadio non ci viene nessuno".
Tornando al calcio nostrano: come lo vedi?
"A volte vedo che ci sono società che mi fanno ben sperare e mi fanno pensare che ci sarà un cambiamento. A volte vedo scelte ed atteggiamenti che mi fanno pensare che non si andrà avanti. Alterno questi due punti di vista, tra il pensiero di una crescita e il pensiero che non cambieremo mai".
Ogni anno c'è qualche società in crisi economica.
"Le risorse economiche dei club sono sempre più basse. Le proprietà nuove sono tutte straniere. È evidente che non ci sono tanti imprenditori nostrani pronti ad investire e questo fa sì anche che siamo forse gli ultimi a livello di infrastrutture. Per quanto riguarda la qualità di ciò che possiamo offrire ad un calciatore è poca: senza investimenti non potremo mai competere con le nazioni estere, come Spagna o Germania o Inghilterra".
Un commento sul Catania che lei ha guidato nel lontano 2009, dopo esserne stato viceallenatore.
"L'anno scorso è stato un cammino bello, vincere non è mai facile e credo che tutti insieme hanno fatto un ottimo lavoro. Ma la C è diversa e, visto quanto accaduto con la panchina, ripeto che oggi si cambia troppo facilmente, anche se non conosco le dinamiche al suo interno. Resta una piazza ambiziosa, fantastica, ci ho lavorato come prima esperienza in Serie A. Mi dispiace non vederla protagonista".
Come ha sottolineato è stato interrotto il rapporto con Lucarelli.
"Credo che non sia per una mancanza di risultati ma che ci sia altro sotto, visto il biennale in essere. Potrebbe non esserci più feeling con la società. D'altronde anche lui i miracoli non li può fare: la squadra faceva fatica all'inizio e fa fatica anche adesso. La differenza la fanno i giocatori, vorrei che passi questo concetto e che tutti lo capissero".
Si può dire che il Girone B sia già stato vinto dal Cesena?
"Complimenti a Mimmo (l'allenatore Toscano, ndr) e ad un'altra proprietà straniera, oltre che alla squadra. L'anno scorso non hanno vinto il campionato, perché non mi piace dire che hanno perso. Hanno trovato in semifinale un Lecco che ha fatto qualcosa di storico. Ma vengono comunque da un buonissimo lavoro. La coerenza della società è stata quella di confermare l'allenatore perché aveva fatto benissimo il suo lavoro. Ci vogliono dei presidenti che sappiano che se un allenatore arriva secondo è perché è bravo, ovvio che tutti vogliono arrivare primi ma anche chi arriva secondo o terzo ha fatto una grossa impresa".
Passiamo ad un'altra sua ex squadra: il Perugia, la cui maglia ha indossato da calciatore negli anni '90.
"Il Perugia è in crisi, credo che oggi il presidente non ha più stimoli e voglia di investire. Sono tanti anni che è lì, ma credo che si sia rotto qualcosa a livello di feeling con la città".
La Pro Vercelli, che lei ha allenato cinque anni fa in B?
"Sta facendo un campionato non direi brutto ma neppure bello. Viene da una sconfitta con la Pro Patria e secondo me ha perso male. Ma c'è da dire che davanti c'è un Mantova che sta facendo faville e un Padova che ha una buonissima squadra. Non è facile e il percorso della Pro Vercelli credo possa starci".
Ha voglia di tornare ad allenare in Italia?
"È la mia aspirazione dopo che sono andato via da Malta. Non vedo l'ora di potermi esprimere con una nuova squadra".
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