TuttoLegaPro.com ... in rosa: Tiziana Barbetti (biglietteria), Chiara Cinelli (amministrazione), Alice Merli (responsabile accrediti Perugia)

TuttoLegaPro.com ... in rosa: Tiziana Barbetti (biglietteria), Chiara Cinelli (amministrazione), Alice Merli (responsabile accrediti Perugia)
Tiziana, Chiara e Alice
© foto di © Roberto Settonce - Settonce Photo Age
domenica 18 maggio 2014, 08:00Interviste TC
di Redazione TLP
Da un'idea di Sebastian Donzella e Valeria Debbia

Un appuntamento speciale per un avvenimento speciale. TuttoLegaPro.com...in rosa vuole celebrare lo storico ritorno del Perugia in Serie B e ha deciso di intervistare ben tre sue componenti, naturalmente femminili. Un lavoro a stretto contatto l'una con l'altra ma molto diverso nella pratica. Ecco perché abbiamo preferito sentirle una per una: le tre chiacchierate che seguono saranno una dopo l'altra, in rigoroso ordine alfabetico, in modo da non creare confusione e da poter analizzare al meglio le tre situazioni.

Tiziana BARBETTI (biglietteria Perugia)

Siete ancora in clima di festa?

"Abbiamo lasciato la Lega Pro giovedì, dopo la Supercoppa, dove abbiamo trionfato con grande orgoglio. Noi viviamo sempre tutto col cuore ed è stata una conquista importante, oltre alla Serie B".

Entriamo nel vivo: da quanto tempo lavora per il Perugia e quali sono le sue mansioni?

"Io sono in società da più tempo e ho contribuito, laddove mi è stato chiesto, a collaborare con le varie proprietà che si sono succedute. Tutto nasce dalla passione dei miei figli, che hanno solcato i campi del Perugia da piccoli. E' lì che è nato il mio collegamento con la società che poi è cresciuto nel tempo. Per un periodo ho gestito il servizio accoglienza e cortesia per quanto riguarda la tribuna VIP e la sala privata del Presidente, nonché l'organizzazione delle cene. Poi mano a mano mi sono avvicinata al settore biglietteria di cui da due anni sono responsabile, ma sono ufficialmente all'interno della società da circa 10/12 anni. La mia è una passione e la mia biglietteria è composta solamente da donne: d'altronde noi donne abbiamo più pazienza e riusciamo a meglio gestire il contatto col pubblico. Su di noi si è parlato come delle quote rose del Perugia Calcio. Siamo una buona maggioranza in un campo di solito appannaggio degli uomini".

Possiamo dire che il Grifo rappresenta al meglio quella che è la politica della Lega Pro, incentrata su una massiccia presenza femminile in ruoli chiave societari?

"Sì e il tutto viene fatto con grande passione. Questo per dimostrare che noi donne - in un campo puramente maschile - siamo in grado di dire la nostra. Anche la stessa esperienza calcistica siamo oramai in grado di commentarla. Ci ritroviamo con il nostro pubblico a parlare delle partite, superando le difficoltà che una volta c'erano e che impedivano ad una donna di parlare tecnicamente di calcio".

E' una tendenza soprattutto della presidenza Santopadre?

"E' venuta fuori indirettamente, ma lui mette a proprio agio le persone e non ha distinzione. Lui segue il suo programma senza pensare se ha davanti a sé un uomo o una donna: si arrabbia nella stessa maniera sia con gli uomini sia con le donne e nella stessa maniera è complice totale, nonché capace di simpatiche goliardie. Santopadre ha dato spazio alle donne nel senso della riconoscenza: trattandoci come pari sia nel bene sia nel male. In questo modo ci ha dato una spinta ad essere totalmente partecipi".

Essendo così tanti anni che collabora col Perugia ha potuto entrare in relazione con diverse proprietà, militando anche in diverse categorie. Che differenze ha notato?

"Sì, c'ero prima del presidente Santopadre e ho vissuto l'era Silvestrini. C'è sempre stato un bellissimo spirito: Perugia ha sempre dato quella sensazione di famiglia e di collaborazione generale. Per questo non si sono mai vissute grosse difficoltà legate ai cambi di gestione societaria. Tutti noi, come tutti i tifosi, portiamo il Perugia nel cuore e le dirigenze si adeguano a noi, entrando nello spirito del tifoso perugino, così come sta dimostrando al 100% il nostro presidente Santopadre. Le categorie diverse sicuramente si sentono a livello lavorativo: lo si percepisce dalla quantità di pubblico, anche se la passione è sempre tanta e il pubblico stesso si è sempre presentato anche in categorie minori. Ovviamente la quantità è andata crescendo a seconda della serie in cui si è militato, in una vera e propria escalation. Dopo l'era Gaucci sono stata io a riaprire la gradinata per la prima volta: precedentemente la capienza infatti era più ridotta e quel settore non serviva. Per due anni di seguito ho vissuto anche una escalation del numero di abbonamenti. Il nostro pubblico ha vissuto numerose situazioni di "andata e ritorno": si riusciva a conquistare una categoria per poi tornare indietro subito dopo, ma il pubblico ha resistito ed ha amato il Perugia in tutte le categorie. La Curva ha sempre seguito anche in Serie D, pronta a ricominciare tutte le volte".

Lei invece segue la squadra anche in trasferta?

"Sono scaramantica: l'ultima partita col Frosinone - così come tutte le altre - sono stata all'interno della mia biglietteria ascoltando la Curva Nord. Seguo l'andazzo delle gare sentendo i boati della tifoseria: con il Frosinone ho fatto né più né meno le stesse cose che ho fatto nel corso dell'intero campionato. Questo per dire che essendo scaramantica e non avendo mai fatto trasferte, pur apprezzando l'idea di farle, non le faccio (ride, ndr). Insomma mi sono accollata questo nomea e non posso muovermi".

Questa sua grande passione per il Perugia da dove nasce?

"Dobbiamo tornare indietro di tanto tempo e mi duole doverlo dire (ride, ndr). Ero una bambina ed abitavo nello stesso palazzo di mister Mazzetti (Guido Mazzetti, per quindici stagioni, non consecutive, alla guida del Perugia tra il 1950 e il 1972, ndr): lui nella memoria storica del Perugia è stato un tecnico meraviglioso. La signora Mazzetti aveva due figli maschi ed io ero la femminuccia accolta amorevolmente all'interno della sua casa. Ho vissuto l'affetto di Mazzetti, della moglie e dei figli. Affetto che perdura fino ad oggi che i figli sono rispettivamente giornalista e professore. E poi vivevo nell'ambiente calcistico: il Santa Giuliana è stato per me il primo stadio. Da bambina ci andavo, anche un po' incosciente del calcio, insieme a mio cugino che in quel periodo era la mascotte della squadra".

Non le è mai capitato qualche episodio spiacevole legato al suo essere donna in un mondo così prettamente maschile?

"No, perché sono una persona tenace: oltre che qui ho lavorato come amministratore in un'azienda essenzialmente maschile. So tenere le persone alla giusta distanza e non ho avuto mai problemi.
"Anzi, spero che sempre più donne possano fare come me e quindi entrare in questo mondo che io reputo fantastico. Spero non sia il privilegio di poche ma si possa estendere sempre più".

Lei ritiene che ci siano dei ruoli più consoni ad una donna oppure le capacità femminili possono permetterle di spaziare anche in ruoli più tecnici come quello del direttore sportivo?

"Per quanto mi riguarda devo dire che il ruolo del diesse mi ha sempre affascinato, ma sono consapevole che ci vuole anche molta esperienza. Ricoprire un ruolo significa passare attraverso delle esperienze, che devono essere fatte sia che si tratti di una donna sia che si tratti di un uomo. Una donna può tranquillamente essere in grado, se messa nelle condizioni e quindi avendo il tempo necessario per seguire un determinato percorso che le permetta di attivarsi al 100%. Come in tanti altri settori l'importante è dare tempo al tempo. La donna è in grado di fare tante cose, pur nei suoi limiti: ad esempio c'è stato un periodo dell'era Gaucci in cui in panchina sedeva una donna e ovviamente non fu molto semplice (si riferisce a Carolina Morace, alla guida della Viterbese per due sole giornate nella stagione 1999/00, ndr)".

Da responsabile della biglietteria avrà sicuramente il polso della situazione della tifoseria: quante donne vengono allo stadio?

"E' molto vasto il popolo femminile perugino e devo dire che le donne sono molto accanite anche in trasferta: noi abbiamo un gruppo organizzato dal nome "Army Girls", che segue la squadra anche fuori Perugia, prendendo persino l'aereo per andare alle trasferte più lontane. Sono una tifoseria molto intensa che ha dato un timbro prettamente femminile: hanno persino fatto un calendario natalizio. Me lo hanno regalato e lo tengo in biglietteria. Hanno una presidentessa che nella vita quotidiana svolge la professione di avvocato. Oramai abbiamo ribaltato i luoghi comuni e siamo passati dall'uomo che va alla partita al marito e la moglie che vanno alla partita".

Tornando al suo lavoro, ha già sottolineato come ci siano molte donne che lavorano nel Perugia: com'è collaborare con loro?

"Non è difficile perché abbiamo instaurato un rapporto di amicizia: andiamo insieme a tutte le feste che vengono organizzate, come quella per il settore giovanile che si svolgerà a breve (venerdì sera, ndr). Ed oltre all'amicizia c'è sempre il rispetto del ruolo: ognuna di noi non interferisce con il lavoro dell'altra. Questo equilibrio porta ad avere un ottimo rapporto".

Ed ora militerete in Serie B: un po' la spaventa uscire da una realtà che ha sempre puntato sulle donne, come appunto la Lega Pro?

"No, a me piacciono le sfide: la affronterò con la stessa tenacia con cui ho affrontato qualsiasi altra situazione. Mi spaventa solo il fatto che a me piace conoscere dettagliatamente le cose: il mio lavoro è infatti molto delicato, visto che la biglietteria dipende da molti fattori tra i quali l'ordine pubblico. Io ho avuto un ottimo rapporto con la Lega Pro, dove ho conosciuto molte belle persone e ho trovato molta collaborazione. Spero di trovare la stessa cosa anche in Serie B, ma ho già ricevuto i primi contatti e vi confesso che si trattava proprio di una donna: mi auguro che si continui sulla stessa linea di collaborazione. Ma io so tener testa anche alla possibilità che debba interagire con qualche uomo: spero di farmi valere, anche se sarà una situazione nuova".


Chiara CINELLI (amministrazione Perugia)

Quale è la sua occupazione all'interno del team?

"Sono dipendente del dottore commercialista che segue il Perugia Calcio, cioè lo studio Paiano, che si trova poco distante dalla sede della società, dove io mi reco per mezza giornata tenendo la contabilità della stessa. Quindi mi occupo di registrazioni contabili, pagamenti di stipendi, fornitori, fatturazioni... Quando Deloitte e Covisoc vengono a fare le verifiche preparo la documentazione necessaria. Per quanto riguarda Deloitte si tratta solo di controlli sugli stipendi e me ne occupo da sola, mentre quelli della Covisoc vengono fatti insieme al dottor Paiano e ad altri collaboratori. Ognuno di noi è infatti specializzato in un ramo specifico".

Da quanto tempo fa questo lavoro?

"Come studio seguivamo il Perugia anche all'epoca del presidente Vincenzo Silvestrini, lo siamo stati per circa tre anni. Poi è arrivata l'era Covarelli e abbiamo abbandonato la società. Ora siamo al termine della nostra seconda stagione di collaborazione".

Il vostro è un lavoro che riguarda la parte amministrativa, non tanto l'aspetto calcistico...

"Però capita che di dover  partecipare a riunioni in Lega. Comunque vivo a contatto del mondo del calcio, visto che lavoro per mezza giornata all'interno della sede del Perugia e entro in relazione con tutti i colleghi lì presenti: dalla collega della biglietteria, a quella del marketing, al segretario fino al presidente. Anche coi calciatori mi relaziono in prima persona, dato che vengono da me a firmare le buste paga. E' un bellissimo ambiente".

Si può dire che lei è la persona che i calciatori vedono con più gioia?

"(ride, ndr) Sì, mi vedono e mi chiedono: Hai preparato lo stipendio? Ci hai pagato?".

Aveva già una passione pregressa per il Perugia o si è avvicinata a questo mondo grazie al suo lavoro?

"La seconda è la risposta esatta: questa mansione mi permette di vivere in prima persona e in prima linea questo mondo, mi ci sono avvicinata notevolmente. Precedentemente era difficile che andassi fisicamente allo stadio, mentre adesso non mi perdo una partita casalinga. Le trasferte le seguo a seconda della distanza da coprire, visto che ho una bimba piccola. Di sicuro ora seguo il Perugia con grande passione".

Con una bambina da crescere supponiamo che ci siano difficoltà ulteriori nel riuscire a conciliare vita privata e professionale...

"Lavorando a tempo pieno, la sera la dedico totalmente ai miei figli. Durante la giornata è dura, visti i ritmi che impongono di stare sul pezzo dalle 9 del mattino alle 7 di sera".

Parlando con le sue colleghe abbiamo scoperto questo vostro grande affiatamento. Pensate di essere in buon numero?

"Rispetto alle presenze maschili siamo sicuramente poche (ride, ndr). Oltre alle protagoniste di questa intervista ci sono un paio di donne all'interno del settore giovanile, ma in prevalenza ci sono uomini. Fra le donne presenti si è creato comunque un bel rapporto".

E questa massiccia presenza maschile ha mai fatto nascere situazioni difficili?

"No, ci sono abituata: già nello studio dove lavoro c'è una prevalenza di figure maschili e non ho mai avuto problemi. Sono sempre entrata in contatto con persone abbastanza intelligenti da capire il ruolo di ognuno".

Quali sono state le sue prime impressioni appena ha iniziato a lavorare per il Perugia?

"Sinceramente speravo di trovare un ambiente come quello che poi ho trovato: le mie aspettative sono state soddisfatte. Quando seguivamo il Perugia negli anni passati lo facevamo più dall'esterno, mentre ora lo facciamo dall'interno ed è tutto diverso".

In un'annata così fortunata a livello sportivo ha avuto più sollecitazioni rispetto alla scorsa stagione?

"Per me paradossalmente è stato un anno più tranquillo: mentre l'anno scorso c'erano due presidenti e quindi due figure cui far riferimento, quest'anno abbiamo avuto un amministratore unico e la situazione è stata molto più chiara. Tutto è filato liscio: il presidente ha le idee chiare e ha grandi principi".

Come vive il rapporto con il presidente Santopadre?

"Essendo una dipendente dello studio e quindi una esterna, il presidente ha un rapporto un po' diverso rispetto agli altri ma è anche vero che si pone con tutti allo stesso modo. Di certo i modi che si utilizzano con una donna sono un po' più delicati".

Ci sono ruoli più consoni ad una donna e per questo sia più facile vederla in segreteria, amministrazione, comunicazione o marketing piuttosto che in ruoli più tecnici come il direttore sportivo o generale?

"Per come è strutturata la nostra società va tutto molto bene: abbiamo una donna in biglietteria, proprio perché è un mondo femminile; in amministrazione una donna serve perché siamo più precise e scrupolose; nel marketing c'è un buon abbinamento uomo-donna. Insomma per quanto ci riguarda il nostro presidente ha azzeccato appieno le figure di cui si aveva bisogno. In linea generale, invece, non ho mai vissuto in prima persona una donna in un ruolo tecnico e quindi mi piacerebbe vederla all'opera".

Nel suo futuro cosa vede? Più calcio?

"Va tutto bene così: personalmente non avrei il tempo di fare altro. Il mio ruolo è questo, ma non nego che se ci fosse bisogno in altri settori, come ad esempio la biglietteria sarei pronta ad adattarmi".

 

Alice MERLI (responsabile accrediti Perugia)

Con quanta cura deve svolgere il suo lavoro?

"Sistemare gli accrediti può sembrare banale, ma in realtà dietro di essi girano gli sponsor, le istituzioni, la Polizia... E il nostro presidente ci tiene molto perché vuole garantire i diritti che spettano a ciascuno. Inoltre è molto attento affinché gli stessi vengano dati a chi spettano realmente: spesso capita di sentir dire che si entra allo stadio per conoscenza e Santopadre è molto attento affinché queste cose non succedano. Vuole garantire in primis gli sponsor, poi le famiglie dei giocatori: c'è grande severità".

In un campionato così complicato, quante difficoltà ha riscontrato nel suo lavoro?

"All'ultima partita - quella col Frosinone - ci ha messo mano in prima persona il presidente perché aveva già intuito che sarebbe stata molto difficile sotto questo punto di vista. C'erano 22mila persone allo stadio: si capiva subito che ci sarebbero state richieste di accrediti molto elevate. Lui è stato molto attento, selezionando con cura in prima persona quali richieste accettare. Anche nelle partite precedenti al  Frosinone - quelle con Viareggio e Pontedera, ad esempio - siamo arrivati a 700 richieste e ciò ha comportato alcune difficoltà. Ma nel complesso è andato tutto bene, mantenendo la nostra linea ferrea".

E' mai successo qualche episodio particolare?

"Quando prendevo le richieste di accredito dei giocatori - soprattutto nelle partite non di cartello - mi veniva da ridere: si inventavano nomi assurdi, giochi di parole come Lauto Guido oppure chiedevano di far sedere Bernardo Provenzano vicino a Totò Riina. Attendevo questi momenti con ansia per scoprire le nuove invenzioni e farmi una risata".

Ma è arrivata a svolgere questo lavoro perché aveva una passione pregressa per il calcio oppure le è nata proprio sul campo?

"A me è sempre piaciuto il mondo del pallone, poi lavorando qui sono riuscita a viverlo 24 ore su 24 e a lasciarmici trascinare. Anche se è solo un anno che lavoro qui, è subito aumentata la mia passione. Sono di Perugia e sono sempre andata allo stadio da piccola, ma non sono mai stata una vera tifosa: lo sono diventata col tempo. E poi una stagione come quella attuale - che si attendeva da anni - ti porta veramente a diventare tifosa".

Come è nata questa avventura nel Perugia?

"E' la prima volta che lavoro nel mondo del calcio e ho iniziato facendo lavori di segreteria, poi mi sono specializzata sugli accrediti. Sono entrata nel Perugia per caso: ho iniziato nel settore giovanile perché un amico aveva bisogno di una mano. E sempre per caso ho iniziato a collaborare con il marketing della prima squadra. Qui c'è un concetto di famiglia: sembrerà strano e difficile da capire, ma c'è qualcosa nell'aria che ci permette di vivere le situazioni in modo tranquillo. E poi è un'annata magica".

Quindi non le è mai capitato di vivere qualche episodio spiacevole legato al suo essere donna in un mondo prettamente maschile?

"(ride, ndr) Diciamo che in sede non ci sono molte donne, ma ci sono molti ragazzi giovani e io, che ho solo 25 anni, ho dovuto confrontarmi con qualche chiacchiera di troppo inizialmente. Ma sono cose che succedono un po' dappertutto. Con i miei comportamenti sono riuscita a dimostrare che non stavo facendo nulla di strano e quindi a non dar seguito alle chiacchiere. Ho vissuto il tutto in modo molto sereno, superandolo velocemente. In sede poi si sono creati rapporti di stima e di affetto".

Questo concetto della società Perugia vissuta come una famiglia è già uscito dalle parole di Tiziana Barbetti, che però - al contrario - sottolineava anche che ci sono parecchie donne all'interno dello staff. Mentre Chiara Cinelli la pensa come lei...

"In realtà Tiziana parlava delle ragazze della biglietteria, mentre io mi sono focalizzata su quelle presenti in sede, come credo abbia fatto anche Chiara. Per quanto mi riguarda - essendo solo due a vivere il lavoro in sede - non vedo questa componente femminile come così evidente: io mi relaziono prettamente con lo staff tecnico e il segretario, quindi tutti uomini. Siamo in minoranza (ride, ndr), mentre Tiziana in biglietteria è piena di donne".

Che rapporto ha instaurato col presidente Santopadre? Sempre la Barbetti ci diceva che Santopadre tratta tutti allo stesso modo, uomini e donne, sia se deve complimentarsi sia per arrabbiarsi...

"Al contrario di Tiziana non ho mai avuto la fortuna di vederlo arrabbiato con me (ride, ndr), ma lui è un istintivo e non gli interessa se davanti ha un uomo o una donna: non guarda in faccia a nessuno. Agisce di impulso ed è veramente una persona buona. E' un po' il padre di tutti noi. Come Tiziana, invece, posso dire che con gli altri colleghi non andiamo mai oltre la nostra sfera di competenza: delle volte può succedere, ma non lo si fa con cattiveria e subito se ne parla in modo civile. Non ricordo mai di litigate, proprio perché c'è rispetto dell'altro e grande serenità".

Quindi tutti i risultati sportivi ottenuti in questa stagione - dal primato che vi ha portato alla promozione in Serie B alla conquista della Supercoppa - li avete vissuti un po' come vostri anche voi che non lavorate sul campo ma dietro la scrivania?

"Sì, io dico sempre che è facile correre in campo, ma se non ci fosse tutto il lavoro dietro la scrivania non servirebbe a nulla. Tanta gente mi dice: "Eh, ma cosa dovrai fare mai?". E io rispondo che se quei ragazzi corrono è perché dietro c'è un gran lavoro. Sentiamo nostri questi risultati. Io poi sono arrivata proprio quest'anno e meglio di così non potevo iniziare".

E il futuro?

"Se mi dovesse arrivare una proposta dal Real Madrid o dal Barcellona non direi di no (ride, ndr). Mi piacerebbe continuare a lavorare in questo mondo. Ma ora non posso dire nulla con certezza.
Sono stata una ragazza fortunata quest'anno sia dal punto di vista calcistico sia dal punto di vista lavorativo. Sul piano umano ho conosciuto persone impagabili, a partire dal presidente fino ad arrivare al nostro custode. E' un anno che non dimenticherò mai e che spero vivamente possa ripetersi".

Ma le piacerebbe poter ricoprire un ruolo diverso, ad esempio quello del direttore sportivo?

"Sì, mi piacerebbe molto. Ma dobbiamo prima cacciare via Goretti (ride, ndr). Scherzi a parte, mi piacciono molte delle mansioni previste all'interno di una società calcistica. Io ad esempio sono partita con il sogno di fare il procuratore sportivo e molta gente - venendone a conoscenza - mi ha riso in faccia. So che è difficile, soprattutto conquistarsi la fiducia delle altre persone perché il luogo comune è quello che la donna non ne capisce di calcio. Per tante donne forse questo è un concetto vero e lo condivido io stessa, ma questo non significa che una donna abbia qualcosa in meno di un uomo per ricoprire certi ruoli".

 

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