INTERVISTA TC - Sergio Pirozzi: "Ad Alessandria in 28 giorni è successo di tutto"

Un'avventura breve quella di Sergio Pirozzi sulla panchina dell'Alessandria. L'allenatore è stato esonerato tra Natale e Capodanno, insieme al direttore Ninni Corda. Per lui neanche trenta giorni di lavoro e due pareggi, una parentesi nella quale, come lui stesso ha affermato ai microfoni di TuttoC.com, è successo "di tutto":
"Ho guidato l'Alessandria per quattro partite, non cinque. E qualche giornale locale ha detto fossero sei. Sono arrivato infatti alla vigilia della partita con la Pro Vercelli, con una formazione fatta dallo staff. Sono andato incontro alle esigenze della società, perché non avevano un allenatore da mandare in panchina, se non previa autorizzazione. Quindi, invece di fare come avrei dovuto, andare in tribuna, prendere appunti, sono andato in panchina. Quella non la considero. In questi 28 giorni è successo di tutto. Dalle intrusioni durante una riunione tecnica da parte credo di un socio che non conosco, alla presenza dei Carabinieri per una settimana fuori dal campo di allenamento perché il direttore aveva ricevuto minacce di morte. Mi sono chiesto: 'ma dove c...o sto?'. La domanda nasce anche in virtù della mia storia personale".
Escludiamo quindi la Pro Vercelli, poi com'è andata?
"Facciamo la prima gara con il Fiorenzuola, una brutta partita. Era la prima settimana che allenavo la squadra, anche se c'era la presenza al campo di un professionista come Jonatan Binotto, vice allenatore del tecnico che mi aveva preceduto. Una situazione imbarazzante per entrambi. Tra l'altro lo conosco bene perché abbiamo fatto insieme il corso UEFA Pro. E sulla panchina aggiuntiva l'ex direttore sportivo che era stato mandato via. Una situazione ambientale nella quale mi sono chiesto per la seconda volta dove fossi capitato. Ma siamo andati avanti. Sono stato accolto bene ad Alessandria, come tecnico e soprattutto come uomo, ma uno sparutissimo gruppo, due persone, mi hanno aggredito verbalmente con espressioni di razzismo territoriale e storico nei confronti della mia persona. 'Sei un terremotato'. Due persone che sicuramente non esprimevano quello che era il pensiero del cittadino comune, perché Alessandria è una città con una storia e una signorilità innate. Poi giochiamo con la Pro Patria, un primo tempo inguardabile, anche qui c'è stata contestazione, ma nel secondo tempo abbiamo giocato meglio. La contestazione è stata alimentata anche da certa stampa locale. Inoltre bisogna ricordare che abbiamo avuto delle assenze per infortunio mai sottolineate: Rota l'ho avuto solo per due partite e contro il Legnago, con il quale pareggiamo pure, era out Siafa, il centravanti titolare".
A quel punto che decisioni avete preso?
"Di concerto con il direttore Corda facciamo una scelta, senza nulla togliere alla professionalità di tre calciatori, facciamo una scelta di ferro per salvarci. Abbiamo valutato risposte dal punto di vista caratteriale e di cattiveria agonistica. Tant'è che a Vicenza giochiamo con sei giovani, facciamo la nostra gara, ricevo anche dei complimento fuori dai microfoni dalla stampa vicentina per come era messa in campo la squadra. Alcuni dei ragazzi erano assoluti esordienti. Ma ho letto ancora una volta un disegno strategico per cercare di distruggere il direttore e conseguentemente l'allenatore. Chiaro che poi la società ha fatto delle scelte. Con il direttore avevamo già individuato dei possibili correttivi per migliorare la squadra, ma non ci è stato permesso. A Vicenza non abbiamo preso sei gol, ma abbiamo perso per una prodezza del loro attaccante. Un gioco delle parti nel quale mi sono trovato in mezzo. Inoltre vorrei replicare ad alcune dichiarazioni lette sulla vostra testata".
Prego.
"Ho letto le parole del direttore Ciccone che, colpa mia, non conoscevo. Ma anche lì c'è stata una forma di razzismo nei miei confronti, perché ha detto che non ho più frequentato i palcoscenici della Serie C per 17 anni. Che può essere vero, anche se sono molti meno, perché nel 2009 ero in Serie B. Vorrei chiedere a questa persona cosa ne pensa di Gilardino che allena il Genoa. Lo dico perché io ho fatto con Gilardino il corso, lui allenava il Siena e io il Trastevere, in Serie D. I playoff quell'anno li ha vinti il Trastevere. Poi lui ha allenato in C senza troppa fortuna. L'anno dopo è andato alla Primavera del Genoa, gli hanno dato la prima squadra ed è andato in Serie A. Ci sono allenatori con meno esperienza della mia che allenano in massima serie, bisogna farsi domande sui curricula dei tecnici. Ma quella frase l'ho vista come una mancanza di rispetto nei confronti di una persona con una storia. Se io ho messo da parte l'aspetto calcistico, è stato per il terremoto, per fare il sindaco. Ma ho preso il patentino UEFA Pro non per titoli da calciatore, bensì ottenuti per la venticinquennale carriera di tecnico. Se avessi avuto il tempo e i rinforzi, e fossi comunque andato male, allora è chiaro che lì la critica ci stava. Ma senza inficiare la professionalità e la storia delle persone. Mi si vuole far passare per persona non idonea, una cosa totalmente sbagliata".
Con la società c'è stato un confronto, è arrivata una motivazione per l'esonero?
"No, è stato esonerato il direttore Corda, che mi aveva scelto. Io ho avallato tutte le scelte che sono state fatte. Poi sono state fatte delle valutazioni, anche rispetto ai margini di manovra che la società ha sul mercato. Per cui penso che il club sia voluto tornare allo status quo. Tra l'altro al momento dell'esonero avevo un mio staff da appena 10 giorni. Posso comunque solo ringraziare la società e il direttore Ninni Corda che mi ha dato questa opportunità. Purtroppo non abbiamo avuto la possibilità di fare, fa parte del calcio. Quel che non mi è piaciuto è stato questo tramare nell'ombra e questi insulti, sebbene siano state solo due persone. In questo periodo ad Alessandria non ho visto né tifosi né stampa agli allenamenti, potevano venire e poi esprimere i loro giudizi. Potevano giudicare la professionalità".
Cosa ci dice del gruppo squadra?
"Si sono sempre allenati bene. Pagavano uno scotto relativo ai molti cambi e un'assenza di test sui calciatori. Non c'erano i rilevatori GPS. Una situazione che conosciamo bene. Posso dire che nelle ultime due partite, ma anche nel secondo tempo della Pro Patria, hanno giocato bene. Non sono mai stati presi a pallonate da nessuno. E soprattutto con il Vicenza, con sei giovani, hanno fatto una partita determinata. Chiaro che manca un po' di qualità, al di là delle defezioni di questo periodo. Nulla da dire sulla professionalità dei ragazzi, anche dei fuori rosa".
Che futuro vede per l'Alessandria in questo momento?
"Non so cosa succederà, non so che possibilità avranno sul mercato e chi lo farà. Lo scopriremo. Dal mio punto di vista posso dire che costruendo una squadra giovane, pescando dei talenti dalla Serie D, con qualche elemento esperto e una società organizzata e disponibile, si può fare benissimo calcio. Serve una rete di scouting e una programmazione, così si può fare la Lega Pro".
E per mister Pirozzi?
"La possibilità di lavorare in un ambiente sereno, che rispetti soprattutto l'uomo. Non che ad Alessandria non ci fosse garanzie. La mia garanzia era il direttore Corda, un grande conoscitore di calcio. Anche se, come ho detto, un paio di volte mi sono chiesto dove fossi capitato. Ma la sua presenza era una garanzia, perché è capace di plasmare il gruppo a sua immagine e somiglianza, ovvero una squadra che lotta. Poi è chiaro che le prossime valutazioni su eventuali proposte saranno più ponderate. Non che, ripeto, Alessandria non lo fosse. Perché c'era una società convinta e un direttore come Corda. Se non ci fosse stata una delle due cose, non avrei accettato".
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