Il bianco e il nero di TLP: Paolo Branduani (Spal) - Alberto Paleari (Giana Erminio)

Hanno scelto di essere portieri, perché per evitare i gol è molto più divertente. Un ruolo sempre in bilico, mai sicuro, dove ad una sconfitta sei il primo responsabile, viceversa nella vittoria sei uno dei tanti, finché non ti capita una partita dove pari di tutto e qualcuno si accorge che esiste anche il portiere come protagonista della domenica.
In questo secondo appuntamento dello spazio dedicato a "Il bianco e nero di TLP", abbiamo scelto proprio due numeri uno che in questo primo scorcio di campionato si stanno mettendo in mostra per le loro prestazioni: Paolo Branduani, da quest'anno portiere della Spal, capolista del girone B da una parte e Alberto Paleari, numero uno della Giana Erminio, autentica sorpresa (nonostante la prima sconfitta in campionato, sabato contro il Pro Piacenza) dall'altra.
Otto domande, uguali per entrambi, che possono toccare molti aspetti, non solo calcistici, per dare un'immagine diversa del giocatore, cercando di conoscere anche la persona sotto una luce più naturale.
> Brucia più un rigore sfiorato ma non parato o un'autorete?
Alberto Paleari (Giana Erminio):
"Il calcio di rigore è sempre un terno a lotto. Chiaramente in settimana guardiamo tutti i video dei possibili rigoristi della squadra avversaria, però non è facile: quando sei lì devi rimanere freddo. Forse dispiace di più un autogol. Non sai mai se l'avresti presa o no".
Paolo Branduani (Spal):
"Dipende da che tipo di autorete si tratta. Se prende il palo, sbatte sulla schiena e finisce dentro, brucia tantissimo. Anche un rigore sfiorato al novantesimo che può valere uno o tre punti brucia altrettanti. Dipende anche dalle situazioni".
> La canzone della tua carriera fino a questo momento.
Alberto Paleari:
"Thunderstruck degli AC/DC. Mi carica particolarmente prima di ogni partita".
Paolo Branduani:
"Mi verrebbe da dire una vecchia canzone: danza kuduro. Mi fa ricordare quando ho vinto i play-off dalla C2 alla C1 con la FeralpiSalò. La canzone che mi ha accompagnato dalla prima partita fino a domenica è the final countdown degli Europe".
> Se la tua carriera fosse un film, quale sarebbe?
Alberto Paleari:
"Never break down. Perché ogni giorno sei portato a fare sfide quotidiane, sia con te stesso che con gli altri. Soprattutto per noi portieri che siamo uno contro dieci".
Paolo Branduani:
"Calcio: il sogno. Parla di un ragazzo messicano scappato dal Messico in Europa per iniziare una carriera, partendo dal basso, è finito al Real Madrid. Andò in Inghilterra al Newcastle per poi finire al club spagnolo".
> Se fosse un libro come vorresti intitolarla?
Alberto Paleari: "La solitudine dei numeri primi. Alla fine sei solo. Ci sono situazioni, soprattutto d'inverno, con la tua squadra che attacca, al freddo, da solo. Devi anche stare attento a non andare troppo fuori dai pali per non fare una figura da cioccolataio con la palla che ti passa sopra la testa e finisce in rete".
Paolo Branduani: "Avendo fatto una gavetta dove i sacrifici sono stati tanti, direi che un titolo potrebbe essere: non ho mai smesso di sognare". C'è un curioso retroscena dietro questa risposta: Paolo è andato in crisi, se non ci fosse stata la moglie Nicole, a quest'ora avremmo un rigo bianco.
> Un paese che ti piacerebbe visitare.
Alberto Paleari:
"Sono stato ultimamente a Milano per l'Expo e sono rimasto affascinato dall'Azerbaigian, dove recentemente si sono tenuti i Giochi Europei. Mi ha incuriosito come città la capitale Baku".
Paolo Branduani:
"Stati Uniti. In particolare New York e Los Angeles".
> Un portiere a cui vorresti fare gol
Alberto Paleari:
"A Marco Tomei del Pordenone. Ti spiego il motivo: l'ultima giornata giochiamo contro i friulani e potrebbe rivelarsi decisivo per la salvezza o qualcosa di più".
Paolo Branduani:
"Ad Andrea Paroni della Virtus Entella. Lui ha già provato l'ebbrezza del gol, al Casale al 96'. Siamo molto amici e gli vorrei dire: ho fatto gol anche io".
> Un giocatore a cui ti piacerebbe parare un rigore.
Alberto Paleari:
"Pato. Quando ero al Milan, ho fatto due mesi con la prima squadra e ad ogni fine allenamento me li calciava e non riuscivo mai a pararne uno. Avevo anche diciotto anni, magari adesso con un po' più di esperienza potrei riuscire a pararne qualcuno".
Paolo Branduani:
"Dico Cristiano Ronaldo (su suggerimento ancora una volta della moglie Nicole, che nel frattempo teneva buono il loro bambino Cristian, ndr). Se lo paro a lui vuol dire che sono arrivato in alto".
> Esiste il tiro imparabile?
Alberto Paleari:
"Secondo me no. La parata è una lettura: se tu sei posizionato bene e riesci a leggere dove l'attaccante tira, la prendi. Penso che si possa sempre parare. Quando un attaccante è bravo e ti fa un gol incredibile, però, però, però... Con i se e con i ma possiamo parare tutto. Se sono in porta devo parare tutto, se poi passa, pazienza: a voi giornalisti diremo che sono imparabili".
Paolo Branduani:
"Tanti dicono che esiste il tiro imparabile. Mi viene da dire sotto il sette, all'angolino. Secondo me si può arrivare su qualsiasi tiro, ma quello all'incrocio dei pali è spesso imparabile".
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