ESCLUSIVA TLP - Pavia, Previti: "Cognome pesante? Il campo parla per me. A Milazzo tanta brava gente"

ESCLUSIVA TLP - Pavia, Previti: "Cognome pesante? Il campo parla per me. A Milazzo tanta brava gente"TMW/TuttoC.com
Umberto Previti
© foto di Anto.Abbate/TuttoLegaPro.com
sabato 9 febbraio 2013, 14:00Interviste TC
di Sebastian DONZELLA

"A Milazzo ho avuto la possibilità di far parlare di me come giocatore e non per il cognome che porto. Ha parlato il campo". C'è tanta soddisfazione nelle parole di Umberto Previti, entrato in una parte del cuore del tifo mamertino per la sua persona, mai sopra le righe, e per le sue parate. Classe '90, ex Atletico Roma, Zagarolo e Monza, è il figlio dell'ex ministro Cesare. Di lui si è tanto parlato per il suo passaggio dal Milazzo al Milan e poi al Pavia. Un caso mediatico in realtà inesistente: i rossoneri hanno tesserato il giovane per girarlo subito in prestito alla società di Prima Divisione.
Ma a Umberto, in esclusiva per i lettori di TuttoLegaPro.com, chiediamo soprattutto di raccontarci la prima parte di stagione, quella vissuta tra i siciliani. Dolce e amara allo stesso tempo.
"Sono andato in Sicilia con la voglia di mettermi in gioco e con la consapevolezza di poter fare un grande campionato. Anche perché la rosa allestita era una signora rosa, che in condizioni normali avrebbe disputato una grande stagione grazie ai vari Mignogna, Evola, Mancini, D'Amico, Lewandowski". Le difficoltà, per l'ex portiere della Primavera della Lazio, è stata doppia: "Sono arrivato ai primi di settembre, a differenza dell'altro portiere Conti che aveva effettuato con loro la preparazione. Con la massima umiltà mi sono messo a disposizione. Poi è arrivata la mia occasione".


Contro la Pro Patria, il  23 settembre. Una data storica per il team rossoblù. "Personalmente è stata una delle soddisfazioni più grandi dal punto di vista sportivo. Venivamo da una settimana turbolenta, due giorni prima il presidente era stato trovato dai tifosi nel bagagliaio (LEGGI QUI). Contro di noi c'era la squadra più forte del campionato e i numeri, oggi, lo dimostrano. Senza allenamento, sotto di due reti a zero dopo venti minuti, siamo riusciti a pareggiare il match. Ricordo ancora il pubblico: erano venuti in 2000 a sostenerci e, a fine partita, alcuni di loro addirittura piangevano dalla gioia. Uscimmo dal campo tra gli applausi. Nelle difficoltà avevamo dimostrato di essere uomini prima ancora che giocatori".
Una partita in cui Previti risultò decisivo con due interventi salva-risultato, come la parata sulla punizione di Giannone sul 2-0. Se la palla fosse entrata, addio rimonta. Per l'ex numero dodici, diventato numero uno mamertino, fu una soddisfazione doppia: "In tribuna c'erano anche i miei genitori che erano venuti appositamente per la partita da Roma".

Dopo il match con i lombardi, però, la situazione peggiorò. "Abbiam vissuto tra le mille difficoltà: mancanza d'acqua potabile durante l'allenamento, mancanza di indumenti, mancanza di un campo dove allenarci, sfrattati dalle case, cacciati dai ristoranti. Addirittura abbiam dovuto fare una colletta per comprare quaranta T-shirt bianche per essere tutti uguali. Io utilizzavo il mio materiale portato da Roma. Fummo costretti a scioperare, non c'erano nemmeno le condizioni minime per poter svolgere il proprio lavoro".

L'arrivo della nuova (in realtà precedente) società vicina alla famiglia Lo Monaco non produce gli effetti sperati da Previti e compagni. "Dopo 15 giorni, la nuova proprietà ci chiese di giocare contro il Savona. Dalle nostre case arrivammo a Milazzo, sperando potesse arrivare a breve la soluzione a tutti i problemi. La prestazione, nonostante il risultato, fu ottima. Senza allenamento da un mese, andammo vicini al colpaccio. Poi negli ultimi minuti i liguri approfittarono della nostra condizione fisica e ci fecero tre gol. Dopo l'addio della gestione Peditto, che aveva causato tutti quei problemi, arrivò la società dei Lo Monaco. E lì devo dire che siam rimasti delusi: ci aspettavamo una normalizzazione e invece è arrivata la demolizione. Allontanati via i giocatori, mandate a casa le persone che ci erano state vicine, come mister La Spada e il massaggiatore Alfieri. Hanno cancellato immediatamente le speranze di salvezza, preferendo giocare con i ragazzini. Mi hanno messo ai margini per due mesi e questa è stata un'altra delusione: sono stato costretto a rimanere fuori dal progetto tecnico senza alcuna spiegazione. Ci tengo comunque a ringraziare il direttore Marino perché è sempre stato corretto con noi, dicendoci sempre le cose come stavano, standoci vicino. La situazione attuale del Milazzo non è sicuramente colpa sua".

L'ex portiere siciliano ci tiene a ringraziare soprattutto il suo pubblico siciliano. "Milazzo mi è rimasta nel cuore grazie alle sue brave persone. In tanti hanno fatto a gara per aiutarci nei momenti di difficoltà: i ristoratori ci son rimasti vicini, in tanti ci hanno offerto posti letto. Queste cose non posso dimenticarle. Perché purtroppo Milazzo non merita quello che sta vivendo adesso, non è una città da ultimo posto in classifica. Ci hanno deluso, invece i politici locali: avevano parlato tanto, durante la crisi societaria, promettendoci di provare a sistemare la vicenda e, al contrario, sono scomparsi".

Adesso c'è il Pavia, nel quale Umberto proverà a raddrizzare una stagione storta, non per colpa sua. "Ho la possibilità di confrontarmi con una società professionale e un ambiente sano. Io comunque non ho dimenticato il mio passato in Sicilia: mi sento quotidianamente con Vittorio Salustri (terzino classe '93, rimasto a Milazzo NdA). Eravamo coinquilini e abbiam legato molto nonostante non ci conoscessimo".