ESCLUSIVA TLP - Mi ritorni in mente: Pippo Marchioro

Prima di essere un allenatore, a Reggio Emilia è stato qualcosa di più. E' stato un po' come D'Annunzio, detto il "Vate". Per la Reggiana lui è stato il condottiero che l'ha portata dalla C a giocarsi la salvezza a "San Siro" contro il Milan in serie A. Non ha bisogno di presentazioni Pippo Marchioro, perchè solo il suo nome è qualcosa di indimenticabile per chi - come noi - ha amato quella Serie C di quegli anni.
Quella partita, contro i rossoneri, ancora oggi è ricordata come motivo di vanto, per chi (ed erano più di cinquemila), quel giorno invase la "scala del calcio" per vedere segnare Massimiliano Esposito il gol che valse la salvezza dei granata a discapito dei cugini del Piacenza. Stiamo parlando del campionato 1993\94. A distanza di quasi venti anni, tante cose sono cambiate, compresa la categoria dove milita attualmente la Regia.
Tra lui e la Reggiana il cordone ombelicale non si è mai reciso: "Ogni tanto vado al "Giglio" e la gente penso mi voglia ancora bene". Quella umiltà di dire: "Penso mi vogliano ancora bene" ci fa conoscere il lato più bello ed umano del tecnico nato a Milano, il 13 marzo 1936.
Reduce da una giornata di mare con la moglie, ci concede del tempo per tornare indietro con i ricordi. Ed è un crescendo rossiniano, perchè conosce il mondo del calcio come le sue tasche. Si riesce anche ad emozionare, perchè il tempo può passare ma le emozioni quando riaffiorano sono sempre attuali come allora.
Signore e signori benvenuti alla decima puntata di "Mi ritorni in mente" spazio redazionale di TuttoLegaPro.com in cui vogliamo ricordare i miti di squadre che attualmente militano in Lega Pro, grazie a queste interviste in esclusiva per il nostro portale. Per la puntata della doppia cifra - la decima - non potevamo che ospitare un vero gentiluomo: Pippo Marchioro.
Mister cosa fa adesso?
"Faccio il pensionato ed il marito, con il calcio ho chiuso. Bisogna dar spazio ai giovani. Ci sono già troppi vecchi in giro, penso che bastano".
Lei ha scritto la storia della Reggiana.
"Sì, in un certo senso sì, se proprio vogliamo metterla su questo piano (si schernisce). Quella fu una bella cavalcata, nata per l'ottima gestione societaria, con ottimi collaboratori, budget sempre rispettati, d'altronde la mia storia parla chiaro: dove c'è stata morigeratezza ho sempre fatto bene".
Il suo racconto è appassionato, noi restiamo in silenzio religioso, presi dalle sue parole.
"Lei pensi che nei quattro anni di serie B la società è stata intelligente a gestire il parco giocatori, vendendo i pezzi pregiati e prendendo dei sostituti adatti al progetto che poi ci ha portato per la prima volta nella storia della Reggiana, in serie A".
Una soddisfazione enorme.
"Sicuramente! Nella mia carriera ha sempre cercato di inculcare ai miei giocatori che una gioia condivisa è una gioia doppia, mentre una sconfitta è sicuramente un dispiacere a metà".
Un aggettivo per ricordare quella Reggiana?
"Vediamo, mi ci faccia pensare. Direi: sorprendente. Si si, credo che sia l'aggettivo giusto".
Le dico una data: 1° maggio 1994, stadio di "San Siro". Il Piacenza aveva pareggiato il derby contro il Parma. La Reggiana riesce nell'impresa di battere il Milan e si salva.
"Ho un ricordo nitidissimo di quella partita. Le dirò un aneddoto di quell'incontro: eravamo appena all'inizio della gara. Si avvicinò alla mia panchina l'attaccante francese del Milan, Jean-Pierre Papin. Io gli dissi: stai buono oggi. E lui con quella parlata parigina mi disse: no pari, no pari. Io pensai che quel giorno ce la saremmo vista brutta".
Ed invece...
"Facemmo una partita perfetta contro uno squadrone. Poi arrivò quella magia di Massimiliano Esposito ed alla fine facemmo festa con i tifosi. Erano davvero tanti quel giorno. Ancora oggi è ricordata con un sorriso amaro quella partita, pensando a dov'è adesso la Reggiana"
Ci racconta un aneddoto divertente della sua carriera da allenatore?
"Che domanda! Ne ho tantissimi, dovrei andare a frugare nel cassetto dei ricordi".
C'è un attimo di silenzio. Un uomo con le sue esperienze, di ricordi ne ha tantissimi.
"Se la memoria non mi inganna, era il campionato 1979\80, allenavo il Como. A quattro partite dalla fine ci mancava un punto per la matematica promozione in A. Quella domenica giocavamo a Pistoia contro la Pistoiese. L'allenatore dei toscani era Enzo Riccomini, in squadra c'era un certo Marcello Lippi (poi divenuto allenatore della Juventus e campione del mondo a Germania 2006). Alla fine la partita finì 0-0. Tutti i giocatori erano contenti perchè avevamo raggiunto la serie A. L'unico incazzato (usa proprio questo termine, ndr) ero io. Non accettavo che si giocasse per convenienza. Mi è stato sempre insegnato di essere leale con gli avversari e questa cosa proprio non mi scese giù".
Mister, secondo lei con il passare degli anni si diventa più malinconici o più saggi?
"Nessuna delle due. Si diventa più fragili, questa è la verità. Ma c'è un farmaco per combattere questa "malattia". E sa qual è? L'autostima! Perchè quando non sei un vinto nella vita, poi hai gli anticorpi per non divenire fragile".
Parole molto profonde che ci lasciano senza fiato per un attimo. Una riflessione a 360° sulla natura dell'uomo. Difficile anche andare avanti.
Mister, si sente con qualche suo ex giocatore?
"Certo certo. E sempre piacevole parlare con loro, ricordare quei bei momenti vissuti".
C'era qualcuno che era un leader in quella squadra?
"Quando si raggiungono certi risultati, tutti hanno uno spirito da leader, ma se devo fare un nome, posso dire che Luca Bucci ci diede una grande mano per quella prima storica promozione in A. Ma tutti hanno fatto qualcosa, dal primo all'ultimo dei panchinari".
Che ricordo ha di quella Reggiana?
"E' un'emozione che non si può descrivere, sarebbe rinchiuderla in qualcosa che la ridimensionerebbe, mentre essendo un qualcosa di indescrivibile, è giusto che non abbia limiti. Lei pensi che ogni anno si festeggia un dirigente di quella squadra, scomparso da un pezzo, ed ogni volta è un momento bellissimo. Quando rivedo quelle immagini mi assale una nostalgia incredibile, per quello che abbiamo fatto, e non nego anche un pizzico di commozione".
Torna spesso al "Giglio"?
"Si, torno sempre molto volentieri lì. Ogni tanto mi torna la voglia di vedere la Regia".
E la tifoseria cosa le dice quando la vede?
"Mi fanno i complimenti, alcuni arditi mi dicono: mister torni. Ed io sorrido, fa piacere, ma ormai l'anagrafe impone altro".
Le vogliono bene i tifosi.
"Si, penso che mi vogliano un po' di bene". Detto con un filo di voce molto emozionato.
Le manca fare l'allenatore?
"Se devo esser sincero: sì! Un po' mi manca. L'insegnamento che ormai è un optonal, specie negli stop del pallone. Vedo certi orrori in giro, che mi chiedo come facciano a giocare a calcio. Se non insegni l'abc ad un giocatore, la postura e le cose basilari, come puoi pretendere di allenare?".
Quest'ultima parte è sua: vuol dire qualcosa ai tifosi della Reggiana?
"Io posso dir loro di aver pazienza, perchè quello che abbiamo fatto noi, non ce l'ha regalato nessuno. Aver nostalgia del passato è giusto, però bisogna guardare al presente ed accettare la situazione per quella che è. Il calcio è portatore di valori veri, non disunitevi perchè solo il tempo potrà dare la risposta migliore alla vostra passione".
Prossimo appuntamento con "Mi ritorni in mente" è per il 5 agosto.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 7/2017 del 29/11/2017
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore Responsabile: Ivan Cardia
© 2025 tuttoc.com - Tutti i diritti riservati