Turris senza gagliardetto, Taranto senza dignità: qualcuno stacchi la spina
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La Serie C è un campionato bellissimo. Vivo, pieno di talento, acceso nella lotta al vertice. Lo raccontiamo ogni giorno, chi ci segue lo sa. In questo momento, però, è tornata a far parlare di nuovo soprattutto per due storie una (quella del Taranto) più brutta dell’altra (quella della Turris). E non possiamo parlare che di questo, perché sono vicende che pesano sulla storia di due club, sulla pelle delle persone coinvolte, sulla faccia di una categoria che non lo merita. E quando saranno chiuse porteranno ancora dietro di loro delle domande, ma oggi restano ferite aperte.
Partiamo dalla fine. Il 16 febbraio, domenica prossima, scatterà l’ultima scadenza federale per i pagamenti di stipendi e contributi utile all’esclusione del club coinvolto. Riassumiamo: in caso di due scadenze mancate (fino al 16 febbraio, quelle successive non incidono), la società è esclusa dal campionato. Il paradosso - forse vi sarebbe da ragionarci per il futuro - è che basta saldare una scadenza precedente per non essere sanzionati. La situazione delle due società, entrambe pesantemente penalizzate, non è chiarissima, di sicuro è più complicata quella del Taranto. Entrambe, comunque, arrivano a questa data in condizioni preoccupanti.
La Turris è scesa in campo senza gagliardetto: è un aspetto simbolico, ma non proprio secondario e che ha giustamente fatto arrabbiare la tifoseria. Da dicembre si è dimesso il segretario generale, a gennaio i calciatori sono scappati (con un paio di eccezioni rumorose), nei giorni scorsi ha salutato anche l’addetto stampa. Citiamo figure miste, perché troppo spesso in queste storie ci si dimentica cosa c’è dietro a una società di calcio.
A Taranto non è rimasto più nessuno, nemmeno per scioperare. La situazione è ancora più grave, tra acquirenti misteriosi e conti in banca bloccati. Si lavora sulle macerie e in campo vanno i ragazzini: nelle ultime tre partite il Taranto - che ha perso le ultime undici - ha subito 17 reti e ne ha segnata una. Falsare è una brutta parola, ma ci pare abbia ragione il presidente del Trapani.
E torniamo alla fine, alla spina che - dirlo è una sconfitta, ma tant’è - ci auguriamo che qualcuno stacchi. Per il bene di tutti, soprattutto dei tifosi. L’esclusione dal campionato sarebbe un trauma e, viste le nuove regole, imporrerebbe di ripartire dall’Eccellenza (non più dalla Serie D) ma con una nuova proprietà. Superare la scadenza del 16 febbraio indenne consentirebbe viceversa alle attuali proprietà di mantenere il controllo del club, per farci cosa chi lo sa visto come si sta chiudendo questa stagione, dalla D. Nonostante la categoria in più, ci sembrerebbe l’epilogo peggiore.
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