Intervista TC

Pagni: "Calcio è situazione, Pazienza, Perinetti e Condò ottimi professionisti"

24.09.2024 22:00 di  Raffaella Bon   vedi letture
Pagni: "Calcio è situazione, Pazienza, Perinetti e Condò ottimi professionisti"

La situazione in casa Avellino e tanto altro: col dirigente sportivo e grande conoscitore di calcio nazionale e internazionale Danilo Pagni i microfoni di TuttoC.com attraversano diverse tematiche sul mondo della terza serie.

Si aspettava la rivoluzione dell’Avellino?

“Avellino è una piazza difficile, una che punta sempre a vincere ma l'ambiente non può essere un alibi. Credo che la rosa debba essere composta da un mix: top di categoria e qualche giocatore di belle speranze, che sia reattivo e pronto a darti quel qualcosa in più. Purtroppo quando i risultati non arrivano paga l'allenatore e alle volte anche i dirigenti, non sta a me giudicare quanto successo e dire se sia stato giusto o sbagliato ma so siano ottimi professionisti. Il calcio, purtroppo, è situazionale”.

L’esonero di Pazienza sembrava nell’aria, non quello dell’intero comparto tecnico.

“Esonerare l’allenatore è la strada più facile, da alcuni punti di vista è il punto debole. Molti DS hanno la fortuna di non essere esonerati, mentre altri pagano colpe non loro. È la scelta spietata del calcio, ma d’altronde chi va per questi mari prende questi pesci”

Serie C subito in campo per l’infrasettimanale. Giocare subito è una fortuna o un problema per il recupero delle energie?

“Giocare spesso è una risorsa, alzi il livello fisico e tecnico della squadra, alla Viterbese mi è successa una cosa simile e siamo riusciti anche a vincere la Coppa Italia di categoria. Non sono d’accordo con l’iniziare presto, non ci corre indietro nessuno e le esigenze commerciali non devono avere la meglio”.

Un commento sulla Juventus Next Gen e quanto successo a Trapani. Giusto averla inserita nel Girone C?

“Francamente neanche io ho capito e condiviso la scelta, purtroppo alle volte ci sono delle logiche che, diciamo, non riusciamo a comprendere bene”.

Il messaggio che darebbe alle società?

“Vero che spesso chi investe di più vince, ma non basta. Non si vince con le figurine o, più in generale, con le solite figure referenziate, bisogna aguzzare l’ingegno”.

E ai colleghi direttori sportivi?

“Deve contare il merito e prevalere la professionalità e quel genio che contraddistingue l’arte del direttore sportivo, sennò saremmo tutti uguali”.