INTERVISTA TC - Petrone: "Rientro dall'America con tanta voglia di allenare"
Quarantanove candeline da spegnere fra un paio di settimane, ma già ventitrè stagioni da allenatore. Un curriculum di tutto rispetto per Mario Petrone, ultime due stagioni in Honduras, con il Real Sociedad de Ticoa (Liga Nacional, equivalente della nostra serie A) e in Ecuador, con il Santa Rita di Esmeraldas, 2^ categoria, ovvero la serie B ‘tricolore’, con salvezze raggiunte sul campo come richiesto. Poi, però, il ritorno in Italia, dalla propria famiglia, a causa della pandemia e delle difficoltà logistiche. E adesso la voglia di rientrare in campo, dopo le tante esperienze di spessore tra B e C (Coppa Italia e Supercoppa a Bassano, promozione con Lumezzane, Nuoro e Ascoli, dalla D alla B. Cadetteria sfiorata col Pisa e salvezza raggiunta, da subentrante, a Rimini le ultime esperienze prima del passaggio all'estero. Ora, di nuovo sul suolo italico, TuttoC.com lo ha intervistato.
Al bel curriculum aggiunge anche un’eccellente esperienza internazionale
“Si, ma serve a poco (sorride NdR) perché, come nella vita, bisogna saper ripartire. Mi è dispiaciuto spesso far bene e dover ricominciare”.
Quali differenze fra il calcio nostrano e quello internazionale?
“La fame dei giocatori in America e la struttura fisica dei calciatori. In Ecuador, dove ho allenato, c’è la regione di Esmeraldas, che occupa la superficie della Calabria, ma fornisce più del 30% dei convocati delle compagini nazionali. E’ la zona dove è nato Caicedo. Ragazzi e giocatori dalle caratteristiche fisiche impressionanti. Per uno come me, al quale piace ‘aggredire’ gli avversari, è stato un divertimento. In Honduras stessa musica, ma con un calcio anche tatticamente evoluto, trattandosi di Liga e quindi di massima serie nazionale”.
Ora il rientro in Italia.
“Le prime settimane del 2022 ho visto qualche partita di serie A e B, oltre ad assistere a qualche allenamento dei miei colleghi, che gentilmente mi hanno ospitato. Poi, per comprendere meglio il nostro mondo dei prof, ho assistito a qualche partita della serie C, col girone A che vede un SudTirol solido e la corazzata Padova a rincorrere, poi il girone B dove Modena e Reggiana stanno facendo faville e il girone C, con la lotta fra Bari e Catanzaro e le altre un po’ più staccate”.
Cosa ha trovato o rivisto?
“La pandemia e ora la guerra non aiutano. Si sente la difficoltà, per tutti, di uscire da un triennio complicato. Difficile fare calcio per le proprietà, tanto che, come nel resto del mondo, ci sono investitori stranieri e fondi di private equity che hanno maggiore liquidità, per fare impresa e quindi calcio. Ma in Italia ci sono tante idee, un settore tecnico, che grazie a Coverciano continua a mietere consensi e successi nel mondo. Secondo me, si dovrebbe puntare più sulla tecnica e sul gesto del singolo, sulla giocata, come ci ha insegnato la nazionale all’Europeo. Forse un po’ meno tattica, specie per i più giovani, non guasterebbe. Guardando alle posture, a come si sta in campo, al gesto tecnico, ritrovando vecchie e sane abitudini”.
E’ rimasto un allenatore di temperamento; si raccontano di memorabili litigate e di spogliatoi impraticabili dopo le sue sfuriate.
“Gli anni passano per tutti. Ora cerco di fare il ‘padre di famiglia’, forte di quello che sto imparando da mia figlia, che ora ha 17 anni. Certo, anche in America se le cose andavano male, ho preferito ‘farmi sentire’, dire le cose in faccia, di pancia, senza pensarci. Poi nessun rancore e più forti di prima”.
Novità per il futuro prossimo?
“Mi sento con qualche direttore in America, sud, centro e nord. Può darsi che con l’approdo di Insigne in Canada, ci sia bisogno di qualcuno che parli il ‘napoletano’ nel continente. A parte gli scherzi, ora devo stare vicino alla mia famiglia e all’associazione che abbiamo a Olbia. La quale grazie al contributo della Fondazione di Sardegna, sta facendo passi da gigante nel campo dell’inclusione sociale, per tanti bambini, ragazzi e adulti, persone con disabilità. Anche qualche presidente del nostro calcio ci è stato vicino. Aspetto e spero in qualche chiamata”.