INTERVISTA TC - Dg Picerno: "Accordo con Longo per il rinnovo. Non siamo una sorpresa"
"Diciamo che stiamo ottenendo ottimi risultati, al di là degli obiettivi iniziali del campionato". Soddisfazione, ma anche piedi per terra. È il mantra di casa Picerno, che ha già l'aritmetica certezza di disputare i playoff, per il secondo anno consecutivo. Attualmente quarta nel girone C, la formazione lucana disputerà le ultime tre gare di regular season con il pass in tasca e l'unico dubbio legato al piazzamento finale. Ai microfoni di TuttoC ne parla Vincenzo Greco, direttore generale dei rossoblù: "Siamo contenti perché quelli sul campo camminano di pari passo con altri risultati conseguiti nella gestione societaria: siamo la squadra col budget più basso del girone C, abbiamo un minutaggio elevato e sui nostri giovani ci sono le attenzioni di grandi club di Serie A e Serie B".
Ormai non siete più una cenerentola, nonostante le dimensioni.
"La dimensione è sempre quella: parliamo di una realtà piccola, col Monterosi siamo i più piccoli del nostro girone. Non direi che siamo una sorpresa: i risultati non arrivano grazie alla fortuna, ma per il lavoro quotidiano, le competenze, le strategie pianificate nel tempo. Noi vogliamo confermarci e magari alzare l'asticella ogni anno, come un atleta di salto in alto che prova a battere il suo record. Però sempre rimanendo coi piedi per terra, umili, continuando il percorso a fari spenti".
Dieci risultati utili consecutivi sono un record per voi. Adesso?
"Non abbiamo traguardi definiti al momento, non dobbiamo avere la pressione del raggiungimento dell'obiettivo a ogni costo. Quanto fatto è già un grandissimo successo, poi se riuscissimo a chiudere quarti o terzi sarebbe un capolavoro, ma anche quinti sarebbe clamoroso. Io guardo chi è alle mie spalle: già così penso a quanto spendono e faccio i complimenti a tutti quanti per quello che stiamo ottenendo grazie alla bravura della squadra e dello staff".
Ecco, la scelta di Emilio Longo in panchina si può definire felice.
"Oggi tutti quanti mi fanno i complimenti e mi chiedono dove l'ho scovato. Dietro la scelta di Longo c'è uno scouting durato nel tempo, inoltre gli abbiamo creato attorno uno staff altamente qualificato, penso per esempio a Vincenzo Migliaccio, persona di grandi competenze e uomo vero. Abbiamo costruito un team ad hoc per affrontare un campionato importante e i risultati sono questi".
Di futuro state già parlando?
"Abbiamo già raggiunto un accordo di massima per il rinnovo. Vogliamo fare i passaggi giusti, ragion per cui solo al termine della regular season comunicheremo il prolungamento del contratto. Per ora posso dire che siamo felici di continuare insieme".
A fine stagione arriveranno delle sirene. Anche per lei…
"Io, come l'anno scorso, ho già ricevuto delle proposte, però oggi a Picerno ci sono tutte le condizioni per poter fare calcio nella maniera migliore: non ci sono pressioni, ho un presidente che vivendo in America mi ha affidato le chiavi della società e posso decidere in piena autonomia. Mi avvalgo di pochi collaboratori ma validi: la società è snella, abbiamo poche figure e quelle che ci sono lavorano bene. Devo ringraziare anche la formazione invisibile, chi lavora dietro le quinte ma mette la squadra nelle migliori condizioni. Oggi se dovessi valutare di andare via avverrebbe solo se ci fosse qualcosa di irrinunciabile. Qui si lavora da Serie A".
Presidente in America, lontano. Un bene o un male?
"Beh, ha grandissima fiducia e mi lascia piena autonomia a livello decisionale. È una fortuna che, vedendo come si lavora oggi in Italia, non tanti hanno: vedo tanti presidenti che scavalcano la figura del direttore sportivo per prendere decisioni. Siamo professionisti ed è giusto prendersi le responsabilità, purtroppo in Italia avviene pochissimo e c'è poco rispetto dei ruoli".
Torniamo al campo. Il ritorno allo stadio Curcio vi ha aiutati.
"Giocare al Curcio, che è la nostra casa, è stato sicuramente un vantaggio. È un piccolo gioiellino, ce lo invidiano in tanti e tutti ci fanno i complimenti quando vengono. È un'arma in più, così come la vicinanza dei tifosi che ci sostengono in casa e in trasferta".
Chi arriva ai playoff da posizioni di alta classifica, di solito, punta la B. È una prospettiva che fa più sognare o tremare le gambe?
"Le vittorie vanno progettate, poi durante la stagione ti trovi dinnanzi a traguardi inaspettati e sognare è lecito. Io ripeto che voglio rimanere coi piedi per terra e dico di ragionare in questo modo. Ormai non siamo più una sorpresa o una matricola: quello che succederà nelle prossime partite ci dirà da dove partiremo, poi è ovvio che non siamo noi che dobbiamo vincere i playoff. Non dirò mai che ci vogliamo solo divertire, ma sicuramente non avremo la tremarella di chi deve andare in B. Se le vittorie ci saranno le avremo meritate".
Capitolo sirene di mercato: da Kouda in poi, i gioielli non mancano.
"Decisamente no, aggiungo tra gli altri Santarcangelo e De Cristoforo, ma ultimamente abbiamo registrato interessamenti anche su Pagliai. E ricordo che a gennaio abbiamo ceduto Crespi alla Juventus: parliamo di un ragazzo che stava quasi smettendo ma da noi si è rilanciato alla grande ed è un altro motivo di soddisfazione. In tutti i casi parlo di richieste da Serie A e B, è una cosa che valorizza il lavoro fatto. Sono giocatori di nostra proprietà, che si stanno meritando le attenzioni di questi club e hanno tutto per fare il salto di categoria. Ma non c'è fretta di cederli a tutti i costi, devono completare un percorso: a gennaio per esempio ho rifiutato alcune proposte importanti per Kouda, proprio perché ritenevo dovesse completare la propria crescita".
Ai playoff puntate anche sull'arma Reginaldo, finalmente a disposizione?
"In generale, è un'altra cosa che ci tengo a evidenziare: da inizio anno, abbiamo avuto sempre un buon numero di infortuni, purtroppo molto spesso traumatici. In ogni gara ci mancano 6-7 giocatori: non ci siamo mai pianti addosso e non abbiamo mai fatto del vittimismo, andando avanti con chi avevamo a disposizione. Mi auguro che nei playoff Longo possa fare affidamento su Dettori, Reginaldo, Emmausso: sono giocatori di categoria e ci possono aiutare molto".
Da ieri la Lega Pro ha istituito i tavoli di lavoro. Arriveremo mai a questa benedetta riforma?
"Quella dei tavoli di lavoro è una cosa che ho proposto anche io quando ho incontrato Marani: serve coinvolgere le società, chi ogni giorno è sul campo e lavora. A volte sono state prese decisioni senza tenere conto di quali possono essere i problemi: per dirne una, io trovo che la regola sul minutaggio sia sbagliata e vada rivista. Così non favorisce la crescita dei giocatori, ma solo l'esigenza di monetizzare: io sugli obblighi di far disputare ai giovani un minimo e un massimo non sono d'accordo. Il presidente Marani, non avendo esperienza in questo ruolo, deve capire determinati meccanismi ma sta lavorando tanto e spero che questi tavoli di lavoro portino proposte concrete, soprattutto che migliorino la gestione della lega. Spesso sono state prese decisioni scritte da burocrati, che non conoscono le esigenze concrete dei club. Quanto alla riforma, io credo si debba rivedere la ripartizione dei diritti TV: è troppa sproporzionata e alla C arrivano solo le briciole. Prendiamo spunto da quello che avviene in Inghilterra, dove i contributi per mutualità seguono una migliore ripartizione di diritti televisivi".