I gironi (o forse meglio dire il girone) nazionali sono una buona idea. Ma irrealizzabile con questo format. Servirebbe una riforma complessiva, ma chissà quando (e se) mai arriverà

03.07.2024 00:05 di  Tommaso Maschio   vedi letture
I gironi (o forse meglio dire il girone) nazionali sono una buona idea. Ma irrealizzabile con questo format. Servirebbe una riforma complessiva, ma chissà quando (e se) mai arriverà
TMW/TuttoC.com

Nel suo editoriale di lunedì il direttore Ivan Cardia rilanciava l’idea dei gironi nazionali in Serie C, un modo per ovviare al trasloco forzato di una delle tre seconde squadre – Atalanta Under 23, Juventus Next Gen e il neonato Milan Futuro – nel raggruppamento meridionale. Quest’anno è stata la squadra bianconera, come ampiamente previsto nonostante si sia trattato di un sorteggio, finire in un girone molto complicato non solo dal punto di vista ambientale, ma anche logistico visto che Torino è collegata in maniera decisamente peggiore al resto d’Italia rispetto a Milano o Bergamo. Ma tant’è e, sotto sotto, in casa Lega Pro si spera che i tanti tifosi bianconeri sparsi per il Meridione possano portare un po' di pubblico al seguito dei ragazzi di Paolo Montero che spesso e volentieri in questi anni sugli spalti hanno visto giusto qualche osservatore oltre ai parenti.

Tornando all’idea dei gironi nazionali, già visti qualche anno fa, sarebbe una proposta di buon senso, ma che credo sia difficilmente applicabile all’attuale format a 60 squadre. Poche infatti delle società attualmente iscritte nei tre gironi di Serie C avrebbe infatti la forza economica per sopportare una stagione intera facendo su e giù per l’Italia, visto che già adesso non mancano le società ‘spaventate’ dalla singola trasferta di Torino, e forse anche per quella di Milano da parte delle più meridionali del Girone B. Se però si decidesse per una sorta di ritorno al passato, con C1 e C2, allora questa idea potrebbe essere molto più realizzabile visto che a quel punto si potrebbe pensare a un girone unico nazionale da 20 squadre (con tre promozioni per andare incontro anche alle richieste della Lega B) e due – CentroNord e CentroSud - da 20 l’uno, mantenendo dunque le 60 iscritte, che farebbero da gradino intermedio fra la Serie D e una Serie C d’élite con trasferte più lunghe certo, ma non impossibili da sostenere. Un modo che renderebbe più semplice anche l'inserimento delle seconde squadre (che per il sottoscritto restano la risposta sbagliata alla crisi del nostro movimento), visto che tanto indietro sembra che nessuno voglia tornare (purtroppo), per le quali però - presto o tardi, riforma o non riforma - bisognerà togliere il divieto di giocare nello stesso raggruppamento. 

Ovviamente si tratta di una riforma che la Lega Pro non può portare avanti da sola, ma che andrebbe inserita in una complessiva di tutto il calcio italiano. Che però è destinata a slittare ancora vista la figuraccia dell’Italia all’ultimo Europeo e le elezioni indette per il prossimo 4 novembre.