Fall si racconta: "Ero un clandestino, ora segno a Barletta. E sogno la nazionale senegalese"

Fall si racconta: "Ero un clandestino, ora segno a Barletta. E sogno la nazionale senegalese"TMW/TuttoC.com
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mercoledì 17 dicembre 2014, 12:20Altre news
di Alessio LAMANNA

E' stato l'eroe del match di sabato contro la Salernitana. Un gol importante, che consente ad Ameth Fall di avere quello spazio mediatico in più per raccontare la sua storia di vita. Quella di un ragazzo senegalese di 23 anni che in Italia ha trovato l'opportunità che cercava: giocare a calcio. "Sono arrivato in Italia, a Rimini, da clandestino", racconta l'attaccante del Barletta al Corriere del Mezzogiorno. "Avevo 17 anni. Sono venuto qui per giocare a calcio. Nel mio Paese ho sempre giocato, ma non c’è tanta speranza. Il fatto di essere riuscito ad arrivare in Italia mi ha dato una spinta in più. Appena arrivato a Rimini sono andato in un campo di calcio, dove c’era scritto Giovanile Rimini. Ho detto subito che volevo giocare a calcio, non parlavo nemmeno l’italiano. L’ho detto in francese. Quest’uomo, che si chiama Roberto Renzi, mi ha detto che potevo andare ad allenarmi e il giorno dopo ci sono andato. Lui ha puntato su di me: mi ha fatto lavorare come custode per tre anni, poi mi ha trovato l’avvocato che mi ha preso in affidamento perché ero ancora minorenne e mi ha fatto avere il permesso di soggiorno. Mi ha anche trovato un agente che mi ha portato nel Cesena".

Da qui, è iniziata la sua carriera: "Dopo la Primavera del Cesena ho giocato nel Lecco e nel Rimini, con cui ho fatto 11 gol. In Romagna mi trovo bene, mi sono anche sposato con Margherita, che è di Cesena. Quest’anno ho accettato la chiamata del Barletta. Balotelli? Lo stimo molto, per il calcio che gioca, anche se tende a sbagliare spesso e la gente punta sempre su di lui. Cori razzisti? Tante volte ne ho sentiti negli stadi contro di me; anche negli spogliatoi senti battute. Ma io non ci bado".

Nonostante l'Italia gli abbia dato tanto, Fall non dimentica ciò che è: "Ho vissuto più anni in Senegal che in Italia. Ho sempre mantenuto le mie origini, sono musulmano, prego cinque volte al giorno. Mi sono integrato qui, ma non mi sono mai permesso di bere o fumare o fare cose che non fanno parte della mia cultura. Ma ci sono tante cose positive in Italia e quando torno in Senegal cerco di portare la mia piccola esperienza. Gli italiani sono precisi e lavoratori. Come dicono i romagnoli, loro sono contaden, lavorano tanto. Ho imparato tanto dagli italiani. Ma, un giorno, vorrei giocare con la maglia del Senegal".