INTERVISTA TC - Picerno, Longo: "3° posto e diventiamo leggenda. Ma non per forza"
A poche ore dalla firma sul rinnovo del contratto, preannunciato da queste colonne pochi giorni fa dal dg Greco, e in vista del rush finale che vede il suo Picerno già qualificato ai playoff e addirittura in lizza per insidiare il Pescara al terzo posto, i microfoni di TuttoC.com hanno raggiunto il tecnico rossoblù Emilio Longo: "Il rinnovo al 2025 è una bella soddisfazione. Si dà continuità a un lavoro e a delle relazioni sane. Ci siamo trovati benissimo sia umanamente sia professionalmente. Credo fosse giusto cominciare a programmare il futuro".
Un futuro prossimo che appare roseo: playoff aritmetici agguantati già da qualche giornata e ora vi giocherete il terzo posto fino all'ultima giornata.
"Ho utilizzato una comunicazione molto realistica e soprattutto umile. Nel periodo in cui abbiamo raggiunto i fatidici 42 punti e quindi la salvezza, ho promesso a tutti una squadra ancora vogliosa di risultati. I fatti mi hanno dato ragione grazie alla disponibilità e all'abnegazione dei ragazzi. Ora sta succedendo una cosa un po' strana: nelle nostre ultime 6 partite abbiamo fatto 12 punti, frutto di 3 successi di fila e altrettanti pareggi consecutivi. La sensazione è che qualcosa di straordinario stia diventando consuetudine: non è così.
Quando tu mi parli di terzo posto, io posso solo dire che ci proveremo fino alla fine: lavoriamo ogni domenica per vincere, ma qualsiasi risultato arriverà noi riusciamo ad avere una certezza e l'abbiamo avuta già a 4-5 giornate dalla fine, quella di giocarci i playoff in casa. Ad inizio campionato era qualcosa di impronunciabile: sia la parola playoff sicuri, sia la salvezza a 10 giornate dal termine.
Mi piacerebbe che tutto ciò che realizziamo fosse frutto della giusta tranquillità e della giusta serenità. I ragazzi nell'ultimo periodo stanno un po' accusando la tensione di dover per forza di cose fare un risultato che sarebbe straordinario. Se arriviamo terzi, abbiamo scritto davvero una pagina di storia: diventeremo una leggenda. Noi ci proviamo, ma pensare a due giornate dal termine che possiamo agguantare questo terzo posto significa che veramente abbiamo già fatto qualcosa di eccezionale, frutto della sagacia del direttore, della disponibilità della squadra e della serenità che ci dà il nostro presidente".
Cosa pensava, però, all'inizio di questa avventura e soprattutto in quel periodo che va da dopo il rotondo successo sul Foggia alla 2^ giornata alla vittoria sul Taranto della 12^? Un periodo difficile, con cinque passi falsi che sembravano poter compromettere la sua esperienza sulla panchina rossoblù ed un terzultimo posto che aveva anche messo in discussione la sua posizione. Ma la proprietà ha invece continuato ad avere fiducia.
"Il mio cruccio giornaliero era quello di provare a migliorare quello che stavamo facendo, attraverso il lavoro. Ero in grossa difficoltà, rispetto in particolar modo al direttore Greco, che mi stava dando e mi ha dato sempre credibilità e mi ha sostenuto. In quel momento ero solo orientato a trovare soluzioni per uscire da quella situazione. E' stato comunque il periodo in cui sono maturate le vittorie successive: è in quel momento che si è creata la capacità di restare tutti uniti, dal direttore al magazziniere passando per lo staff e per la squadra. Siamo riusciti a non andare ognuno per sé: a volte capita di lasciare la nave che affonda. Ma noi non eravamo una nave che stava affondando, ma una nave che stava attraversando un periodo burrascoso e che da lì a poco è riuscita con il lavoro a trovare il mare calmo. Proprio la tenacia nella burrasca ci ha portato a fare i risultati fatti. Ora siamo riusciti ad approdare prima al porto della salvezza, poi non contenti abbiamo continuato la navigazione e abbiamo davanti a noi non solo il porto dei playoff, ma quello dell'isola fantastica del miglior piazzamento. Quel periodo ha posto le basi per la conoscenza e per le relazioni sia tecnico-tattiche sia umane che hanno consentito il raggiungimento di questo grande risultato".
Ad inizio stagione si parlava di lei come di una scommessa del dg Greco, visto che proveniva dalla Serie D ed era alla sua prima esperienza tra i professionisti. Ora sente di averla vinta quella scommessa?
"Il calcio è particolare: è vero che non avevo mai fatto la C, ma ho iniziato ad allenare a 26 anni e in Serie D ho oltre 300 panchine. Fino a qualche mese fa detenevo la migliore media punti del Girone I, oggi sono secondo. E il Girone I non lo faccio da sei anni. Avevo l'etichetta di novizio solo per la categoria, perché a livello metodologico ero sul campo da una vita. La scommessa di dover dimostrare non è quella che mi ha condotto fino a qua. Ho una grandissima passione per questo lavoro e ancora oggi ho rapporti umani eccezionali nei posti dove sono stato. Basti pensare che il giorno della nomina, i messaggi più cari li ho ricevuti dai miei ex presidenti. Da questo punto di vista non parlerei di scommessa dal punto di vista tecnico-tattico: il calcio si gioca coi piedi, si può vincere o perdere. Ma mi fa piacere per le persone che mi hanno sempre sostenuto in questa mia avventura: mi piace che loro possano aver vinto la scommessa. Io voglio continuare a lavorare e a migliorarmi".
Il mese scorso, nella conferenza stampa al termine della vittoria sull'Avellino ha dichiarato: "Questa squadra stupisce gli altri ma non me". Cosa deve fare ora questa squadra per stupirla?
"Deve rasserenarsi: è proprio questo che chiedo ai miei ragazzi. In questo momento stiamo vestendo dei panni un po' stretti: questa cosa non mi piace. Questi ragazzi devono continuare a lavorare vivendo l'errore come momento formativo: noi siamo riusciti a migliorarci perché abbiamo sbagliato. Se non avessimo sbagliato, saremmo rimasti tutti sulle nostre posizioni e non saremmo arrivati a questo punto, con tutti questi giovani messi in mostra. Adesso non dobbiamo commettere l'errore di fare per forza qualcosa. Dobbiamo continuare a divertirci ancora di più, essere sereni, vivere questo momento legandoci sempre di più all'identità di gioco, alla voglia di avere relazioni tecnico-tattiche e umane importanti che poi trasferiamo sul campo. Per stupirmi la squadra deve dimostrarsi matura nell'accogliere il risultato del campo senza forzare nulla".