Pineto, Tisci: "Al mio arrivo impauriti, ho lavorato su aspetto mentale"
Ivan Tisci, allenatore del Pineto, è intervenuto sulle frequenze di Tmw Radio, rilasciando alcune dichiarazioni all’interno del programma 'A Tutta C'.
Con lei in panchina il rendimento del Pineto è migliorato. Che cosa vi lascia il successo contro il Perugia?
“Come allenatore subentrare non è mai semplice, perché vieni chiamato proprio perché le cose non stanno andando per il verso giusto. Dopo un mese vedo che la squadra ha ottenuto dei buoni risultati, perché l’obbiettivo che mi è stato dato è quello di mantenere la categoria attraverso la valorizzazione di alcuni giovani di prospettiva. Il merito va ad un gruppo di ragazzi che mi ha dato grande disponibilità. Mi dispiace solo che a volte quando si vincono le partite si tenda più a sottolineare i problemi delle altre piuttosto che i nostri meriti. Sicuramente abbiamo affrontato un Perugia non al meglio a livello numerico, ma anche a noi mancavano Schirone, Pellegrino, Chakir e Marafini. Nel complesso la vittoria è dunque meritata”.
Come si lavora in una piazza piccola con dei vicini calcisticamente ingombranti?
“Come sapete io vivo a Pescara, quindi, tranne che nella partita di lunedì, sono tifoso anche del Pescara. Giocare in una piazza come delle pressioni a volte può dare degli stimoli ai giocatori. Di contro, quando ci sono meno pressioni a livello mentale, devi essere bravo a tu trovare degli stimoli. A Pineto ho trovato un ambiente perfetto per lavorare, perché ci sono dei giovani bravi e c’è una società che vuole fare bene. Ciò che è importante è trovare il giusto equilibrio. Per adesso ho trovato delle condizioni ottimali, quindi spero che possa andare avanti così per far sì che il Pineto possa non essere più una matricola, ma bensì una realtà”.
Con lei in panchina si è abbassata molto la media dei gol subiti. Che miglioramento c’è stato?
“Semplicemente ho cercato di andare a lavorare sulla testa di questi ragazzi. Conoscevo già la squadra avendola vista dal vivo e di conseguenza conoscevo abbastanza bene alcuni giocatori. Ho lavorato soprattutto sull’aspetto mentale perché quando sono arrivato c’era una squadra un po’ impaurita, ma quando giochi con la paura rischi di fare ancora più danni. Sono stati bravi i ragazzi a capire che l’obbiettivo doveva essere quello di crescere e di mettere da parte questi timori. I gol subiti sono pochi e se non fosse stato per la partita contro il Carpi sarebbero ancora di meno. I ragazzi hanno dimostrato che c’è voglia di invertire la rotta, anche se il campionato è ancora lungo e non mi fido di questo girone”.
Sono migliorati anche i numeri offensivi, con delle medie nettament superiori. Quanto sta incidendo il rendimento di Bruzzaniti e quanto può ancora crescere il pacchetto offensivo?
“Il nostro, secondo me, è un pacchetto offensivo importante per la categoria. Se devo essere sincero penso che gli elementi che ho a disposizione abbiano anche le caratteristiche per proporre il mio tipo di calcio. Devo dire che negli anni i miei attaccanti o hanno sempre fatto bene; i numeri parlano e quindi sono convinto che anche qui possano fare bene. Sonno contento che sia tornato al gol anche Del Sole e che Gambale stia avendo un grosso impatto. Bruzzaniti stava già facendo bene a livello realizzativo e ora sta migliorando anche nelle prestazioni. Il reparto offensivo può migliorare ancora. Fabrizi può crescere tasto”.
Tanti dei vostri gol ultimamente sono arrivati nei primi tempi. È il segnale di un approccio spesso positivo?
“La paura di cui parlavo prima era soprattutto sul fatto di abbassare la testa alle prime difficoltà. Anche contro il Carpi, che era stato più bravo nell’approccio, la squadra ha poi avuto una bella reazione. Pure a Ferrara abbiamo fatto una buona partita, cercando di portare a casa punti nonostante l’inferiorità numerica. La partita con il Perugia invece è stata significativa per la crescita di questo gruppo, perché in un altro momento subire il gol dell’1-1 in quella fase poteva far vedere dei fantasmi, mentre invece abbiamo ricominciato a spingere”.
Da giocatore è stato allenato da Zeman e Pioli. Ha tratto ispirazione da loro per qualche cosa?
“Sono i due allenatori che nella carriera mi hanno lasciato qualcosa. Zeman rimane in assoluto la persona a cui resto più legato, non solo calcisticamente ma a anche a livello umano. Io dico sempre che non si può emulare nessuno, tantomeno Zeman, anche se qualcosina si può rubare e. Pioli l’ho avuto a Modena e ha fatto una grandissima carriera. Da lui ho rubato la cura della fase di non possesso. Col passare degli anni è stato bravissimo nel migliorarsi e nel diventare anche un allenatore dal tratto propositivo. Anche lui a livello comunicativo mi ha trasmesso tanto”.