I ritorni a Palermo, Cavani e la favola Trapani: Maurizio Ciaramitaro
Ogni bambino che comincia da piccolo a dare due calci al pallone ha un solo sogno, quello di indossare almeno una volta la maglia della squadra della propria città. Un sogno avverato per Maurizio Ciaramitaro, nato a Palermo e palermitano doc oltre che essere tifoso dei rosanero. Fin da giovanissimo è cresciuto nel vivaio dei siciliani arrivando all'esordio in un match di Coppa Italia contro la Sampdoria nel 1999. "E' stata un'emozione grande che sogni da bambino, avevo fatto il raccattapalle e poi ti ritrovi a giocare lì è incredibile".
Da Palermo ad Avellino, la prima esperienza tra i grandi in Serie C nella città irpina grazie a Giuliano Sonzogni che lo aveva allenato già nel periodo rosanero. "Mi ha voluto portare lì per gli ultimi quattro mesi di campionato. La C era durissima, non è stato semplice all'inizio ma ero giovane e avevo voglia di metterli in evidenza. Peccato che fu esonerato praticamente subito Sonzogni, arrivò Auteri e che allenamenti duri". Dal Sud alla Toscana, la grande occasione chiamata Livorno. Alla fine del biennio arrivò anche la promozione in Serie A. "Il primo anno ci siamo salvati con Donadoni, il secondo anno invece arrivò la A: c'era Mazzarri, Lucarelli, Protti e Chiellini solo per fare qualche nome".
Scherzo del destino, in quel campionato di B trovano la promozione il Livorno ed anche il suo Palermo. "E' stata un'emozione grandissima, festa grandissima a Livorno e grande soddisfazione per il ritorno del Palermo". Da Livorno a Cesena, due campionati da protagonista per il centrocampista siciliano dove arrivano anche i primi gol. "Una piazza importante, mi sono trovato veramente bene. Ho conosciuto Castori, un grande professionista". Il primo gol arriva contro il Torino, nell'anno successivo la reti sono ben sette. "Sfiorammo la Serie A il secondo anno, perdemmo il playoff con il Torino ma meritavamo per quanto dimostrato. Ho giocato sempre, ho fatto qualche gol in più ed è stato un periodo che mi ha permesso di approdare in A".
L'ennesimo ritorno al Palermo ma nel 2006 ecco il Parma, Stefano Pioli in panchina e l'esordio in massima serie contro il Milan. "Non era un periodo brillante per il Parma, Pioli era alla prima esperienza e poi ci sono state cinque sconfitte consecutive. Poi arrivò Ranieri e io sbagliai a tornare a Palermo a gennaio, lì ho pensato più al cuore che alla carriera". Vestire la maglia della propria città non è una cosa facile, pesa la maglia rosanero. "Giocare a Palermo da palermitano non è facile, non era facile trovare spazio in una squadra del genere".
La ripresentazione in quel gennaio 2007 con Giacomazzi e un certo Cavani. "C'è quella foto che gira sempre sui social simpaticamente". Il Matador era davvero un altro livello. "Faceva un'esercitazione fisica e strapazzava tutti, fisicamente era un animale. Aveva tutto per diventare un campione anche perché era un professionista molto serio fin da giovane".
Dopo Palermo un altro campionato di B vinto, c'è il Chievo ed è l'occasione per rilanciarsi dopo i sei mesi rosanero. "Era una squadra veramente forte, avevamo una rosa incredibile. In mezzo al campo c'eravamo io, Giunti, Marcolini, Italiano solo per fare qualche nome. A Verona sono stato benissimo, era una squadra retrocessa che ci ha messo un attimo a risalire". Il segreto di quel Chievo sta tutto in Giovanni Sartori. "A scegliere i giocatori credo ce ne siano davvero pochi come lui".
Non può mancare il ritorno al Palermo, dopo i prestiti ecco nuovamente la maglia rosanero ma stavolta anche i problemi fisici hanno inciso. "Sono rimasto, Colantuono mi ha voluto tenere perchè avevamo fatto molto bene in ritiro ma c'erano delle divergenze tra tecnico e società. Peccato che poi fu subito esonerato". Dall'Italia alla Svizzera, la maglia del Bellinzona e l'unica sua esperienza all'estero. "Non è stata una bella esperienza, sono arrivato tardi e mi sono anche fatto male. E' stato un anno travagliato. Mi è servito".
Modena e Vicenza prima del rientro in Sicilia, due esperienze buone dal punto di vista professionale ma Trapani lascia il segno ed è l'ultima casacca indossata da Ciaramitaro in carriera. "Avevamo una squadra che se la giocava con tutti, i compagni avevano davvero fame e pochissimi avevano giocato almeno una partita in B. C'era gente che si mangiava il campo". Il rimpianto più grande rimane quella finale playoff contro il Pescara, ad un passo dal sogno Serie A per una piccola realtà con Cosmi in panchina. "Quante lacrime abbiamo versato, è il rammarico più grande della mia carriera".
Dalla Serie A sfiorata alla retrocessione in Serie C prima di appendere definitivamente le scarpette al chiodo. "E' stata sbagliata la strategia, quando perdi un campionato del genere devi cambiare tutto. Noi prendevamo scoppole dopo scoppole e siamo retrocessi". Trapani però rimane una delle pagine più belle della carriera di Ciaramitaro.