Trapani e la stagione dei proclami e delle polemiche: Torrente e Liotti meritano rispetto. Pescara, cosa succede?

Editoriale di oggi che si apre inevitabilmente con un focus sul Trapani. Come abbiamo sempre detto nei mesi scorsi, ben vengano presidenti, dirigenti, allenatori e calciatori che parlano chiaro alla stampa e ai tifosi senza trincerarsi dietro frasi di circostanza. Soprattutto chi investe milioni di euro è assolutamente libero di esprimere la propria opinione e di gestire come preferisce la propria azienda. In alcuni casi, però, bisognerebbe rendersi conto che quello del calcio è un mondo a parte e che la comunicazione ricopre un ruolo delicato e fondamentale. Dispiace, dunque, che un professionista serio e molto apprezzato sul piano umano come Vincenzo Torrente debba essere al centro di una serie di polemiche e chiacchiericci. Perchè invocare pubblicamente le dimissioni mette il tecnico in condizione di lavorare con enorme pressione addosso e con l'etichetta di "mister attaccato ai soldi e alla poltrona". Riteniamo, però, che qualunque professionista abbia diritto di tutelare come meglio crede un accordo contrattuale bilateralmente sottoscritto, ancor di più se al posto di tentare la strada del dialogo si utilizzano a caldo i social con un'uscita pubblica che ha fatto il giro del web a livello nazionale. E Antonini, che non ha avuto un rapporto idilliaco con i vari allenatori che si sono alternati sulla panchina granata, ha fornito involontariamente alibi ai calciatori al netto della minaccia di "imporre doppie sedute fino al 30 giugno se non dovessimo raggiungere i playoff, con me non devono più parlare". E anche la scelta di mettere fuori squadra Liotti appare esagerata.
Siamo tutti d'accordo che la reazione sia stata esagerata e che la squalifica sia meritata, ma parliamo di un giocatore che ha sempre mostrato correttezza, rispetto delle regole e grande educazione nell'arco della sua carriera. Forse era meglio lavare i panni sporchi in famiglia. Ad ogni modo se il Trapani sta vivendo un periodo horror sarebbe utile interrogarsi sulle reali cause senza una caccia alle streghe che sta allontanando il pubblico.
Restando al girone C, l'Avellino vola in testa pur soffrendo contro il Potenza. Un percorso netto inaspettato dopo il ko di Foggia, frutto anche del crollo del Benevento (prossimo avversario in un Partenio sold out) e degli stravolgimenti in classifica dettati dalle esclusioni di Turris e Taranto. Nel girone A sarebbe troppo facile soffermarsi sul testa a testa tra Padova e Vicenza, due grandi realtà che meriteranno un plauso a prescindere da come finirà. Vogliamo invece dedicare la copertina di giornata a squadre come la Giana Erminio e l'Albinoleffe che, con un budget ridotto e tanti giovani, hanno sbaragliato un'agguerrita concorrenza confermando che le idee e l'organizzazione contano spesso più degli ingaggi e di nomi altisonanti a caccia dell'ultimo stipendio della carriera. Sta invece per salutare il professionismo l'Union Clodiense che, a Renate, ha subito il gol della sconfitta subito dopo aver agguantato il pareggio. E questo testimonia che è stata anzitutto l'inesperienza a penalizzare un gruppo che comunque ha sciorinato un calcio a tratti piacevole venendo meno per l'assenza di leader che sapessero gestire i momenti decisivi delle gare. E infine, nel raggruppamento B, prove di fuga per l'Entella. I biancazzurri di Gallo vincono anche a Gubbio e approfittano dello 0-0 della Ternana nel derby col Perugia, in un Liberati finalmente pieno "ma che vorremmo vedere sempre così, non solo quando affrontiamo la nostra storica rivale". Buono l'impatto di Cangelosi che, a differenza dei suoi predecessori, è riuscito a trovare un equilibrio proponendo un calcio estremamente semplice, ma che ha consentito di scalare posizioni su posizioni in classifica. Inspiegabile, invece, il crollo di un Pescara che, da fine novembre in poi, ha smarrito l'entusiasmo. Finito presto, dunque, l'effetto Baldini, allenatore esperto e mediaticamente interessante, ma che non ha ancora trovato la chiave giusta per uscire da una mini-crisi che ha costretto l'ambiente a riporre nel cassetto già a gennaio il sogno promozione diretta. E pensare che a gennaio Pescara-Ternana era sfida che valeva il primo posto in uno stadio quasi pieno come non si vedeva dai tempi della B.
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