Andrea Caponi ❤ Benedetta Bianchi

Andrea Caponi, difensore classe 1988 da tre stagioni in forza al Pontedera, sua città natale dove ha conosciuto, oltre ai successi professionali, il suo grande amore, la moglie Benedetta Bianchi. Ed è proprio lei che ai lettori di TuttoLegaPro.com racconta la loro storia d’amore, la storia di due ragazzi giovani e belli, con tanti sogni nel cassetto che stanno realizzando passo dopo passo. La storia di due ragazzi che vanno avanti con l’umiltà che da sempre li contraddistingue.
Benedetta, come vi siete conosciuti tu e Andrea?
“A dire la verità io e Andrea ci conosciamo da quando avevamo 14 anni perché siamo tutti e due di Pontedera e quindi le frequentazioni erano più o meno le stesse. Però ci siamo poi ritrovati solo qualche anno fa, in un locale a Montepulciano a fine campionato, quando lui giocava nella Valenzana (stagione 2009-2010, ndr): io non sapevo che fine avesse fatto lui perché ci eravamo persi di visti, lui addirittura nemmeno mi riconobbe perché venne a presentarsi, solo quando gli dissi chi ero si ricordò (ride, ndr). La sera stessa, vedendo che in rubrica avevo sempre il suo numero e sperando non lo avesse cambiato, gli scrissi un messaggio…finì che passammo tutta l’estate insieme e io poi mi trasferii a Valenza. Avevo proprio sentito che lui era quello giusto per me, e io lo sono stata per lui”.
È stato lui a chiederti di sposarlo?
“La scelta di sposarci è stata di comune accordo, ma quante peripezie (ride, ndr). Io ho scelto il mio vestito quando ero incinta di sette mesi, tanto che il negozio dove l’ho comprato ha fatto salti mortali per sistemarmelo poi all’ultimo; non contenti di questo, la settimana prima di sposarci abbiamo battezzato nostra figlia Caterina che al tempo aveva due mesi…arrivammo distrutti al giorno del matrimonio. Ma fu comunque bellissimo, il 7 luglio del 2012 ci siamo sposati a Pontedera facendo poi il rinfresco nel prato della casa colonica dei miei nonni con i tavoli apparecchiati di bianco e blu, come avevo sempre sognato”.
Quindi c’è anche una piccola Caponi con voi, Caterina…
“Sì, adesso la bimba ha 20 mesi, ma è davvero un angelo. Ci ha un po’ sconvolto gli orari perché sia io che Andrea siamo dormiglioni, ma ci ha cambiato la vita in meglio”.
E che tipo di padre è Andrea?
“Con i nostri nipoti lo vedevo molto timoroso, aveva paura a prenderli in braccio quando erano piccolissimi, e credevo che anche con Caterina sarebbe stato così. Invece è stato sempre con me in sala parto, e dalla prima volta che l’ha presa in braccio non l’ha più lasciata, gli si illuminarono proprio gli occhi. Da quando poi Caterina cammina è proprio impazzito, fa qualsiasi gioco con lei e addirittura le sta insegnando a giocare a calcio, tanto che la bimba le bambole nemmeno le guarda. E pensa che quando ha iniziato a parlare la bimba ha detto mezza volta “mamma” e poi sempre “babbo” (“papà” in dialetto toscano, ndr)”.
Ci dici invece un pregio e un difetto di tuo marito come uomo?
“Il suo più grande pregio è l’umiltà, un valore che sa mettere in ogni cosa, amicizia, lavoro, modo di ragionare. Il suo difetto è invece la testardaggine, anche se devo ammettere che sa guardare e valutare le situazioni a 360° riuscendo poi a tornare indietro se si accorge di aver sbagliato. Quindi forse, più che testardo, è istintivo”.
Quale è il regalo più bello che ti ha fatto?
“Moralmente il regalo più bello che mi ha fatto è la famiglia, che sognavo in giovane età e molto unita; fortunatamente così è stata, e spero che lo stesso valga anche per lui. Materialmente invece la festa a sorpresa che mi fece il giorno del mio compleanno il primo anno che stavamo insieme: in quell’occasione mi regalò anche un mazzo di rose rosse, porgendomelo proprio a mezzanotte. E poi l’anello di fidanzamento. Insomma, tanti piccoli grandi gesti che mi fanno capire quanto sia dolce e attento”.
Tu segui il calcio?
“In casa mia si sono sempre seguite le partite, tifiamo Juventus. Da quando sto con Andrea però lo seguo con più attenzione, mi spiega tante cose e gli piace anche parlarne in casa; io poi vado sempre allo stadio, mi piace un sacco l’atmosfera che si respira, non è come stare a casa. Prima che nascesse Caterina andavo pure in trasferta”.
Sei comunque stata anche fortunata: dopo l’esperienza a Valenza, dove è rimasto fino alla stagione 2010-2011, Andrea è approdato al Pontedera, la vostra città…
“Effettivamente sì, è stata una gran fortuna, soprattutto adesso con la bimba. Abbiamo la possibilità di avere i nonni, per altro giovani, vicini a noi e io riesco anche a lavorare nell’agenzia immobiliare di proprietà di mia mamma. Non sarebbe comunque un problema seguire Andrea altrove, semmai dovesse capitare, a me piace girare e conoscere gente nuova, non ho neppure problemi a rimanere sola quando lui è in ritiro, sono molto autonoma”.
Quale è stato il momento calcisticamente più bello per Andrea?
“Credo che gli ultimi due anni a Pontedera, la squadra della sua città, siano stati per lui indescrivibili a livello di emozioni vissute: un campionato vinto e la riconferma tra i professionisti. Anche questo anno gli sta regalando grandi soddisfazioni, è il capitano e si è misurato con calciatori e squadre importanti che lo aiutano a migliorarsi sempre di più”.
E c’è invece un momento, sempre calcistico, che ha influenzato la vostra vita di coppia?
“Un momento preciso no, però posso dire che il calcio ha influenzato positivamente la nostra vita perché mi ha fatto capire tante cose, ci ha aiutato a dare valore a tante cose e ci ha fatto crescere come singoli e come coppia. E’ ovvio che ci sono stati momenti alti e bassi, ma i momenti no influiscono veramente poco: io credo che insieme si possa far tutto, basta volerlo e credere in quello che si fa”.
Il calcio però non ha regalato molti goal ad Andrea, che ha comunque l’attenuante di essere difensore e quindi di non doverli far segnare all’avversario. Ma di quelli fatti te ne ha dedicato uno?
“Effettivamente anche Andrea dice sempre che segna due goal all’anno, o in amichevole o in allenamento (ridiamo, ndr). Però uno è riuscito a dedicarmelo, il primo che fece a Pontedera in Serie D: mi buttò un bacio dal campo e fece il segno del cuore con le mani. Adesso però aspettiamo la dedica a Caterina…dice sempre che sia io che la bimba gli portiamo fortuna, da quando ha noi ha collezionato tanti successi, siamo fiduciose”.
Adesso però è il tuo momento: c’è qualcosa in particolare che vuoi dirgli tramite questa intervista?
“Voglio dirgli che, comunque vadano le cose, deve sempre conservare l’umiltà che lo contraddistingue, mantenendo però anche la tenacia che finora gli ha permesso di proseguire bene il suo cammino e che spero gli regalerà altri importanti traguardi. Lui e Caterina sono la cosa più bella che ho”.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 7/2017 del 29/11/2017
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore Responsabile: Ivan Cardia
© 2025 tuttoc.com - Tutti i diritti riservati