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Valentini: “Mendes è un ragazzo splendido, ha margini anche per la Serie A”

17.07.2024 12:45 di  Sebastian Donzella  Twitter:    vedi letture
Valentini: “Mendes è un ragazzo splendido, ha margini anche per la Serie A”
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© foto di Ufficio Stampa Ascoli Calcio

Marco Valentini, ex direttore sportivo dell’Ascoli, è intervenuto durante il programma A Tutta C, in onda su Tmw Radio.

Mendes sarà una perdita per l’Ascoli, ma bisogna dire che giocatore è da Serie B. È d’accordo?
“Quando l’ho portato in Italia eravamo in B e penso abbia prospettive di crescita anche in ottica Serie A, perché ha ancora margini di miglioramento. È un ragazzo splendido anche dal punto di vista professionale,  questo modo di fare unito alle qualità che ha lo porterà a fare sempre meglio”.

Com’è nata l’idea di portarlo in Italia?
“La cosa nacque a Gennaio 2022, quando avevo iniziato a guardare i giocatori in giro in scadenza nel 2022, ma anche quelli nel 2023. Avevo un elenco di una ventina di giocatori e lui era uno di questi, proprio in scadenza nel 2023. Verso Marzo avevo organizzato un viaggio di lavoro per il mio scout di fiducia in Portogallo, così da fare un giro anche per vedere un altro attaccante e un difensore. Mentre lui era lì sono stato contattato dall’agente di Mendes, così ho mandato il mio scout a visionarlo mentre giocava in prestito al Rio Ave. A Giugno abbiamo contattato lo Sporting Lisbona per la trattativa, ma la richiesta era più di un milione. Abbiamo negoziato a Luglio e ad Agosto e, lavorando giorno e notte, lo abbiamo preso a quattrocentomila euro più una percentuale sulla rivendita. Abbiamo superato la concorrenza dello stesso Rio Ave e di una squadra di prima divisione danese (Superligaen ndr)”.

La regola sul minutaggio dei giovani può paradossalmente penalizzarli?
“Io facevo parte di una società che spingeva molto per far giocare i giovani a prescindere. Io i calciatori comunque i calciatori non li divido tra giovani e non giovani, ma bensì tra chi è bravo e chi no; bisogna solo essere consapevoli che il giovane può non dare subito continuità, ma questo fa parte della crescita del calciatore. Penso che il problema ad oggi del calcio italiano non sia rappresentato dagli stranieri. Il meccanismo di crescita dei nostri giocatori si inceppa al momento del salto tra i grandi. La verità è che gli allenatori e i direttori da noi sono molto precari e allora a volte c’è il terrore di puntare sui giovani perché si rischia di più. Va applicato un cambio di mentalità, perché in Italia se si perde una partita l’allenatore viene etichettato come un somaro e la dirigenza non capisce niente. Le proprietà devono essere coraggiose. Il Catanzaro per esempio tra Dicembre e Gennaio ha perso cinque partite di fila, mentre il Cittadella addirittura nove, ma le società hanno avuto la forza di non cambiare le cose poi si sono slavate con enorme anticipo. Pazienza ed equilibrio devono essere le parole d’ordine”.

Le squadre U-23 possono aiutare sulla crescita dei giovani?
“Sono assolutamente favorevole, perché i così i giovani si possono misurare in un contesto difficile dal punto di vista emotivo, fisico, tecnico e tattico. Qualche anno fa vidi Chelsea U-23-Tottenham U-23, e in quel Chelsea per dire c’erano Tomori, Abraham e Boga, a dimostrazione del fatto che prima il giocatore si confronta con un livello più alto, prima crescerà. Atalanta e Juventus in Italia sono state all’avanguardia, ma c’è bisogno di organizzare bene il progetto anche per le altre. Qualcuno nel prossimo triennio si aggiungerà sicuramente“.