Ciro Ginestra ❤ Elisabetta Magno

Ciro Ginestra, attaccante classe 1979, grande colpo di mercato della Salernitana, vanta una carriera da protagonista svoltasi maggiormente in Serie B, dove ha militato nel Venezia, nella Ternana, nel Siena, nella Pistoiese e nel Crotone; ma proprio Venezia ha visto anche l’esordio in Serie A della punta campana. In Lega Pro lo ricordiamo invece per le esperienze nella Spal, nel Modena, nel Padova, nel Frosinone, nel Perugia, nel Gallipol e, nella scorsa stagione, nel Sorrento. Ai lettori di TuttoLegaPro.com la moglie Elisabetta Magno racconta la loro storia d’amore.
Elisabetta, come vi siete conosciuti tu e Ciro?
“L’inizio della nostra storia sembra una barzelletta. Io lavoravo come direttore in un hotel a Gallipoli, la mia città natale, e mi capitò l’occasione di acquistare una casa che stranamente mi fu consegnata sei mesi prima del previsto; conoscevo il DS del Gallipoli Calcio, che mi propose di affittarla a un calciatore, che poi era Ciro, in modo da averla libera per i turisti dell’estate, ma io, avendo un po’ di pregiudizi sui calciatori, dissi che l’avrei affittata a patto di non vederlo nemmeno. Quando però Ciro entrò in casa ci furono dei problemi con l’allaccio del gas e quindi fu inevitabile vederci…fu un colpo di fulmine, anche se io negavo l’evidenza. Fu mia mamma a insistere nel dirmi di dargli una possibilità; Ciro poi, furbo com’è iniziò ad arruffianarsi mia sorella per arrivare a me e un giorno mi mandò un messaggio che diceva “sei bellissima” e mi invitò a cena. Rifiutai, e gli proposi io, per la prova del 9, una cena il giorno di una partita importante che veniva trasmessa in tv: nonostante avesse organizzato la serata con gli amici, e io l’avessi invitato solo mezz’ora prima, lui accettò. Da li non ci siamo più lasciati”.
È stato lui a chiederti di sposarlo?
“Dopo 6 mesi convivevamo, dopo 9 ci siamo sposati. Io sono devota a San Francesco di Assisi e Ciro mi accompagnò a un pellegrinaggio in Umbria, ma dopo andammo anche a Roma e li mi disse che voleva sposarmi. Abbiamo coronato il nostro sogno il 21 giugno 2008 e in viaggio di nozze sono rimasta incinta; abbiamo due figli, Benedetta di 3 anni e Samuele di un anno e mezzo”.
E che tipo di padre è Ciro?
“È un padre molto bravo, presente, ha pure molta più pazienza di me. Io a volte mi arrabbio perché li vizia troppo, soprattutto la bimba che ha già capito come approfittarsene!”.
Puoi invece dirci un pregio e un difetto di tuo marito come uomo?
“Il suo più grande pregio è sicuramente quello di essere molto buono, dà l’anima alle persone a cui vuole bene. Anche quando persi mia madre, e avevo solo 26 anni e già avevo perso il padre, mi è stato molto vicino, ha preso per mano me e le mie due sorelle minori, anche se ci conoscevamo da poco. Il problema, però, è che è troppo impulsivo, non ha filtro tra cervello e lingua (ride, ndr)".
Quale è il regalo più bello che ti ha fatto?
“Di regali belli me ne ha fatti tanti, ma quello che mi sorprese di più fu a Natale del 2007: stavo vivendo il brutto momento della perdita di mia madre, scomparsa il 2 dicembre dello stesso anno, e Ciro, durante il pranzo natalizio con la sua famiglia, si presentò con un fascio di rose rosse che dentro nascondevano un solitario. Fu emozionante, per tutto il contesto, e anche perché quello era il suo primo regalo”.
Immagino che tu adesso segua il calcio: ma lo seguivi anche prima di conoscere Ciro?
“Sono una sportiva nata, ho fatto nuoto agonistico per 13 anni ma ho sempre seguito tutti gli sport. Con mio padre seguivamo la Juventus, ma solo in tv, lui diceva che lo stadio per una donna è un ambiente pericoloso. La prima volta che sono entrata in uno stadio è stato per vedere Ciro”.
Perfetto, allora sfatiamo il mito che vuole che le donne non sappiano il fuorigioco: spiegacelo...
“Lo so benissimo! È fuorigioco quando un attaccante supera i difensori avversari prima ancora di aver ricevuto il pallone. Il problema è che non lo vedo mai in tempo reale, mi serve sempre la moviola per riconoscerlo (ride, ndr)!".
È stato difficoltoso seguire tuo marito negli spostamenti dovuti alla sua professione, che lo hanno portato un po’ in giro per tutta l’Italia?
“Per me no, ho molto spirito di adattamento e anzi, credo che noi mogli di calciatori, abbiamo la grande fortuna di poter girare tanto, conoscere nuove persone, culture, città. Io adesso non vedo l’ora di raggiungere Ciro a Salerno, per conoscere anche quella realtà (Elisabetta è ancora in vacanza nella sua Gallipoli, ndr)".
Quale è stato il momento calcisticamente più bello per Ciro? E ricordi un momento particolare, ancora calcistico si intende, che ha influenzato la vostra vita di coppia?
“Momenti che hanno influenzato negativamente la nostra vita di coppia non ce ne sono stati, ma positiva è stata l’esperienza di Ciro a Gallipoli: io ero a casa, e lui ha potuto godersi la famiglia, la prima gravidanza, le ecografie, la nascita di Benedetta. Inoltre c’era anche un gruppo stupendo. Ciro però parla sempre bene anche di Padova, che sente un po’ come la sua seconda casa, ma noi in quel periodo ancora non ci conoscevamo”.
Ti ha mai dedicato un goal?
“Sì, tanti…grazie a Dio ha segnato abbastanza nella sua carriera, ne ha dedicati anche ai nostri figli”.
Una volta appese le scarpette al chiodo, visto che per il mondo del calcio inizia a essere un po’ “vecchietto”, vorresti che tuo marito rimanesse comunque in quell’ambiente?
“Me lo auguro, Ciro ama il calcio, è la sua vita e sono sicura che un futuro in quell’ambiente è ciò che vorrebbe anche lui”.
C’è una cosa in particolare che vuoi dirgli tramite questa intervista?
“Gli faccio un grande in bocca al lupo, il futuro deve offrirgli più del presente perché se lo merita davvero”.
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