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Carboni: "Da troppi anni l'Avellino è in C. Esonero Pazienza? Sarebbe enorme mea culpa"

18.09.2024 20:15 di  Redazione TC  Twitter:    vedi letture
Carboni: "Da troppi anni l'Avellino è in C. Esonero Pazienza? Sarebbe enorme mea culpa"
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© foto di Prospero Scolpini/TuttoLegaPro.com

Durante l'appuntamento odierno con A Tutta C sulle frequenze di TMW Radio è intervenuto Guido Carboni. Queste le sue parole: 

Quanto l’ha sorpresa l’inizio negativo dell’Avellino?
“L’Avellino ha trovato delle difficoltà che considerando il finale dello scorso anno nessuno si aspettava. Ancora è presto per dare giudizi definitivi, deve cercare di recuperare punti ma non c’è una squadra lepre che sta prendendo il largo. Pazienza ha le armi per tirarsi fuori, lo scorso anno ha fatto un grande finale di stagione perdendo immeritatamente ai playoff. I dirigenti e Perinetti conoscono bene la categoria e la rosa si è rinforzata, ci sono tutti i presupposti per riprendersi perché la squadra è forte. Certo è una piazza esigente che conosco, mette pressione ma è un qualcosa di positivo quando si allenano squadre di questo calibro”. 

Dopo sei anni in C la piazza sta perdendo la pazienza? 
“Sono troppi anni che l’Avellino sta in Serie C, è andata vicino al salto di categoria, ha una società forte e vuole salire. O arrivi primo o i playoff sono complicatissimi, ricordo quando li ho fatti alla Juve Stabia e puoi uscire immeritatamente in qualsiasi momento. L’Avellino lo scorso anno non meritava di uscire col Vicenza. Quest’anno sta avendo difficoltà così come l’inizio dello scorso anno, è normale quando hai queste aspettative ma ci vuole pazienza, specialmente se a fine stagione si è deciso di confermare l’allenatore”. 

Come legge questo inizio di stagione nel girone C?
“Credo che se viene confermato un allenatore a fine stagione non lo puoi esonerare dopo quattro partite, sarebbe un enorme mea culpa del club. In questo momento la classifica vede un paio di squadre magari leggermente attardate come Trapani e Avellino, ma il Trapani ha cambiato moltissimo e non è facile. Quando si cerca di avere tutto e subito si rischia di fare errori, l’Avellino ha tutti i mezzi per venirne fuori e sarà una protagonista del campionato, così come il Benevento. Anche lì conosco l’ambiente e so che le sconfitte non si vivono molto bene. Forse in questo momento il Catania è la squadra che ha qualcosina in più, ma Avellino, Benevento e Trapani sono organici forti, poi c’è sempre la sorpresa di turno. Quest’anno sono partite bene Cerignola e Pineto, sulla carta sono più deboli delle squadre citate prima, ma il girone C è complicato perché ci sono grandi piazze e grandi aspettative”. 

A Benevento si può costruire quell’ambiente sereno e con entusiasmo come ha fatto la Juve Stabia lo scorso anno?
“È un paragone giustissimo, anche Castellammare è una piazza ambiziosa che chiede molto, ho allenato lì e se riesci a respirare l’aria giusta nello spogliatoio puoi fare la differenza. Se riesci ad avere la mentalità giusta nello spogliatoio puoi vivere la sconfitta bene, utilizzandola come un momento per ripartire. A Benevento possono fare tesoro dell’annata scorsa, conosco bene Carli perché ci ho lavorato e mi parlava delle difficoltà di costruire la rosa dopo la retrocessione. Adesso però si può costruire qualcosa di importante, magari senza la pressione che ti va a togliere entusiasmo e spregiudicatezza. Devi trovare giocatori con questa mentalità e costruire l’entusiasmo che ti può fare la differenza”. 

Quanto conta avere un tecnico che conosce l’ambiente come Auteri a Benevento?
“Non lo so, Auteri sicuramente conosce la categoria e ha fatto bene in tante avventure, in altre magari meno bene. Lo scorso anno è stato preso Andreoletti che ora sta facendo molto bene a Padova. Quando si cambia tanto bisogna concedere qualcosa all’allenatore, Andreoletti sta dimostrando di essere un ottimo allenatore dopo una stagione difficile con il Benevento. Il Benevento è ripartito con chi ha concluso la scorsa stagione, è un vantaggio anche perché conosce ambiente e categoria. Ci vuole però anche la pazienza di aspettare, se poi non si ha più la fiducia nell’allenatore è giusto cambiare. Lo spogliatoio percepisce la fiducia della società nei confronti dell’allenatore”. 

Perché i migliori allenatori d’Italia sono toscani?
“È una bella domanda. Allenare è una vocazione, caratterialmente siamo gente forse più sanguigna nel tirar fuori qualcosa dalla squadra. Vedo quelli più bravi che allenano da tanti anni in Serie A, da Spalletti ad Allegri passando per Mazzarri, Sarri e Baroni. Speriamo che sia di buon auspicio anche per me, aspetto la chiamata giusta perché ho voglia di rimettermi in gioco”.