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Bucchi: "Pescara? C’è la mano dell’allenatore. Perugia? Può giocarsi la B”

09.10.2024 18:40 di  Marco Pieracci  Twitter:    vedi letture
Bucchi: "Pescara? C’è la mano dell’allenatore. Perugia? Può giocarsi la B”
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© foto di FEDERICO SERRA

Cristian Bucchi, allenatore ed ex calciatore, è intervenuto nel corso di “A Tutta C” a TMW Radio per commentare vari temi. 

Si aspettava un Pescara così?
“Devo dire la verità: non me l’aspettavo così gagliarda dall’inizio. Io pensavo, infatti, che trovasse qualche difficoltà in più. È una squadra che è stata rivoluzionata e molto giovane. Va detto, però, che conosco benissimo sia il presidente che il DS e hanno progetti ambiziosi. Per me è stata molto importante la mano di Baldini che sta trascinando tutto l’ambiente. Lui ha questo carattere da visionario che se riesci a seguire veramente ti porta tanto avanti”.

Baldini ha ringraziato Zeman perché ha trovato una grande cultura del lavoro
“È una persona molto leale e una persona che non si nasconde dietro a un dito. Ha riconosciuto a Zeman la grande cultura che aveva passato al gruppo. Ha ringraziato, insomma, il maestro per quello che gli è stato lasciato in dote”.

Sulla situazione del Perugia?È una piazza che deve tornare importante?
“Credo che il Perugia sia importante. Per me, tra quelle del girone B, è la regina. In quel girone, però, ci sono 4-5 squadre che secondo me sono le squadre che partono coi favori del pronostico. Va detto che tranne l’Entella tutte queste hanno vissuto varie problematiche societarie. È normale che il fatto che la società del Perugia sia passata di mano a campionato in corso non ha stabilità. Per me, comunque, per l'organico può giocarsi la Serie B”.

Che idea si è fatto sull’arrivo di questa nuova proprietà?
“Credo che ormai fosse arrivato il momento del passaggio di mano perché con Santopadre si era arrivati alla fine. Si era finiti in un loop negativo. Credo che l’avvento della nuova proprietà, che io non conosco, inizialmente soprattutto ha creato entusiasmo perché è andata via la vecchia proprietà. Quello che farà questa proprietà non lo so perché non la conosco”.

Formisano è la scelta giusta?
“Io non lo conosco personalmente anche se quando io ero a Benevento lui si occupava delle giovanili. Di lui sentivo parlare molto bene. Io credo che sia un allenatore preparato. Il fatto che sia giovane conta poco perché deve allenare chi è bravo. Anche perché parliamoci chiaro: prima o poi dovranno iniziare questi giovani?. Adesso i giudizi arriveranno dal campo e ci saranno quelli che aiutano e quelli che ti mettono in discussione. Bisogna forgiarsi di una corazza e andare avanti sicuri delle proprie idee”.

Anche l’Ascoli arriva con problemi societari? Di Carlo è l’allenatore giusto?
“Ascoli è una piazza caldissima, bellissima e molto esigente. Non è per tutti allenatore l’Ascoli. Credo che allenare lì sia bellissimo e difficilissimo. Arrivano, poi, da un’annata molto complicata che ha portato alla retrocessione. Adesso è stato scelto Di Carlo e bisogna dargli tempo per farlo lavorare”.

Su Ricci, che lei ha fatto esordire nel calcio dei grandi, e su Frattesi? Che cosa si aspetta da loro?
“Credo che siano due ragazzi per bene e questo aiuta moltissimo. Essere ragazzi per bene e stabili è fondamentale per fare carriera. Sono grandi lavoratori. Io ho avuto il piacere di cercare di aiutarli nel loro percorso. Con Ricci ho visto delle qualità incredibili e, nonostante avessi un organico incredibile, la sua personalità e la sua presenza nel ruolo mi ha portato a lanciarlo. Ero sicuro che avrebbe macinato km e km in campo importantissimi. Frattesi lo avevo avuto quando era bambino a Sassuolo e avevo già visto le sue qualità. Quando ho avuto l’opportunità di riaverlo ho voluto assolutamente allenarlo e lavorare con lui per migliorarlo".