TMW Radio

Prina: "Ternana e Pescara corazzate, l'Entella è stata diversa"

Prina: "Ternana e Pescara corazzate, l'Entella è stata diversa"TMW/TuttoC.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
giovedì 17 aprile 2025, 15:45Altre news
di Giacomo Principato

Intervista ai microfoni di TMW Radio per Luca Prina, ex tecnico dell'Entella e storico primo allenatore a conquistare la promozione in B con i liguri.

Mister, partirei da questa grande cavalcata dell’Entella. Lei conosce bene la squadra, l’ha portata alla prima promozione in B. Se l’aspettava? Non dico che potesse lottare per i primi posti, ma un rendimento così continuo, così solido…?
"Se torniamo indietro di dieci mesi le favorite erano altre: Ternana e Pescara avevano due vere corazzate. L’Entella invece, a differenza degli anni precedenti, ha scelto una politica diversa. Ha lasciato da parte i grandi nomi e ha puntato su giocatori molto funzionali per la categoria. I fatti hanno dimostrato che hanno lavorato bene: hanno azzeccato i giocatori, si è creata la chimica giusta e hanno ottenuto una promozione figlia anche di tanti risultati importanti. Mi sembra abbiano perso solo una partita in tutto il campionato. Io conosco bene alcuni ragazzi come Castelli e Ndrecka, giocatori forti per la categoria. Ripeto: non i grandi nomi a cui l’Entella ci aveva abituati in passato, ma proprio per questo una vittoria doppiamente meritata."

Lei è stato l’artefice della prima storica promozione dell’Entella in Serie B. Che ricordi ha di quell’annata? E trova qualcosa in comune con quella di oggi?
"Intanto la ringrazio per avermi fatto tornare alla mente quei momenti. Era una situazione molto diversa. Non parlo solo di me, ma di un lavoro di gruppo che è durato cinque anni. Un percorso costruito passo dopo passo, quasi più bello del traguardo stesso. Eravamo partiti dalla C2 e siamo arrivati a un risultato storico. Se c’è un elemento comune tra le due promozioni, è sicuramente Antonio Gozzi. Il presidente non è solo un presidente: è un uomo del territorio, che ama Chiavari e i giovani. La società ha una visione a 360 gradi e coinvolge tutto il territorio. E grazie alla solidità che garantisce lui, dal 2007 la prima squadra è sempre di altissimo livello. Tutto quello che c’è è figlio della sua presenza e della sua famiglia. Se ci fossero più figure come la sua in Serie C, probabilmente parleremmo di un calcio molto diverso da quello a cui assistiamo ogni anno."

Quanto è importante per una realtà come l’Entella e per una città come Chiavari tornare in Serie B, anche a livello economico?
"Tantissimo. La Serie C ha una forbice tra costi e ricavi imbarazzante, che solo proprietà solide come quella dell’Entella riescono ogni anno a colmare.
La Serie B, invece, ti dà delle entrate importanti — come i diritti televisivi — che in C non esistono. In C, ad esempio, mi sembra che con Sky si arrivi a 100 mila euro a stagione: una cifra che incide poco sul bilancio. La Serie B è un campionato difficilissimo, ma ti permette di avere basi economiche solide. Naturalmente serve una proprietà forte, ma anche capace, come l’Entella, che ha dimostrato di saper vincere e soprattutto di sapersi rialzare nei momenti difficili."

Abbiamo intervistato nei giorni scorsi su TuttoMercatoWeb.com il presidente Antonio Gozzi, che ha confermato mister, staff e dirigenza per la Serie B. È la mossa giusta?
"Assolutamente sì. Gozzi ha sempre dimostrato grande intelligenza. Il gruppo dirigenziale è lo stesso dal 2007. Anche nei momenti negativi ha continuato a difendere il progetto e a dare fiducia alle persone. Questa continuità paga. In un calcio dove i cambiamenti repentini sono all’ordine del giorno — e spesso irrazionali, come successo a Pescara e Ternana — Gozzi ha scelto di puntare su stabilità e competenza. E l’allenatore ha dimostrato sul campo di meritare questa fiducia."

Qualche anno fa al Rezzato ha ritrovato Alberto Gilardino, che era stato anche suo giocatore ai tempi delle giovanili.
"Sì, la ringrazio per avermelo ricordato. Con Alberto c’è una bellissima storia. Io sono stato il suo primo allenatore, ai tempi dei giovanissimi della Biellese, prima che andasse al Piacenza. Da lì è nata un’amicizia che dura da quasi trent’anni. Quando ha smesso di giocare e ha voluto iniziare ad allenare, ci siamo ritrovati al Rezzato: per me è stato un onore poterlo coinvolgere all’inizio del suo percorso.
È la parte bella del calcio, quando nascono rapporti umani veri, duraturi. Ci siamo visti anche di recente. È una persona straordinaria, oltre che un grande professionista."

Da calciatore lo conosciamo tutti. Come allenatore invece? Che tipo è Gilardino? Lei che lo conosce così bene…
"Guardi, il calcio è pieno di etichette. Quando Alberto ha iniziato, tanti dicevano: "È un ragazzo d’oro, ma troppo umile, troppo silenzioso per fare l’allenatore". Invece io mi accorsi subito che aveva una dote fondamentale: sa leggere benissimo la partita. È intelligente, comunica bene con i ragazzi, è credibile e ha un modo di relazionarsi che funziona con le nuove generazioni.
E poi ha fatto un percorso che pochi ex campioni accettano di fare: ha iniziato dalla Serie D, ha lavorato con le giovanili, ha fatto tutti i passi, senza bruciare le tappe. Alla Pro Vercelli ha allenato una squadra giovanissima, poi è andato alla Primavera del Genoa… E quando è arrivata la chiamata della prima squadra, ha fatto qualcosa di straordinario riportandola in Serie A.
Quest’anno, purtroppo, a un certo punto lo hanno lasciato da solo. Ma sono sicuro che ripartirà. È un ragazzo curioso, umile, che ha voglia di imparare. Ha già dimostrato di meritarsi ogni traguardo raggiunto."

Abbiamo parlato dell’Entella che ha conquistato la promozione nel girone B; negli altri due gironi? Nel girone C forse quello al momento meno combattuto, con l’Avellino che ha cinque punti di vantaggio e sembra quasi fatta. Nel girone A c’è stato questo grandissimo testa a testa tra Padova e Vicenza. Che idea si è fatto?
"Che non è ancora finita, proprio perché ogni settimana c’è un passaggio del testimone. Però ecco, nel girone A direi veramente ci sono due corazzate sotto tutti i punti di vista: Vicenza e Padova. E poi c’è un altro campionato. Rappresentano due città, due pubblici che non hanno nulla a che vedere con la Serie C. È giusto che si giochino tra loro questa possibilità. È difficile fare dei pronostici, insomma, io proprio da allenatore, se dovessi fare una scelta direi Padova per Andreoletti, per il fatto che è un ragazzo giovane, dell’89, ha fatto un percorso molto interessante iniziando ad allenare in età molto giovane, e quindi insomma è un ragazzo che seguo con molto affetto. Però sono squadre che tutte e due meriterebbero.
Nel girone C sì, è vero che l’Avellino alla lunga è emerso, perché poi il valore della squadra in effetti era di grandissimo livello. A un certo punto ha tifato comunque anche Cerignola, queste piccole realtà – come anche il Monopoli – che fanno sognare. Sono sempre situazioni, in realtà, che fanno bene per il calcio. Poi in effetti alla fine l’Avellino è la squadra più forte."

Mister, l’ultima domanda prima di salutarla: le voglio chiedere del suo percorso attuale. È tornato dopo tanti anni sulla panchina della Biellese. Come sta andando questa esperienza?
"La ringrazio di cuore. Io abito qua. È stata un’esperienza, diciamo, irrazionale. Si è voluto ripartire, e la Biellese… fui io l’allenatore 15 anni fa che la portò in C2, poi la società fallì. Io iniziai il mio percorso fuori da Biella. Sono tornato, abbiamo ricostruito un qualcosa, abbiamo vinto il campionato di Eccellenza, siamo tornati in Serie D. C’è un grandissimo entusiasmo, siamo riusciti a fare anche duemila persone a partita in Serie D. È un impegno enorme perché faccio un po’ da responsabile di tutta l’area tecnica. Abbiamo voglia di riportare una città che ha fame di calcio nelle categorie che le competono. Dopo 17 anni sono tornato in Serie D. C’è una soddisfazione mia personale, perché vincendo l’Eccellenza ho vinto tutti i campionati, dalla Promozione alla Serie D. Quindi, insomma, un insieme di cose belle e positive. Andiamo avanti, sperando di portare i nostri colori in alto, perché qui c’è grande passione e grande senso di appartenenza."